Cresce scontro in Libia, aerei da guerra in azione. Eni, attività procedono regolarmente

Cresce scontro in Libia, aerei da guerra in azione. Eni, attività procedono regolarmente
3 settembre 2018

Aerei da guerra avrebbero bombardato “concentrazioni” della settima divisione, le milizie libiche che ieri hanno annunciato l’assalto definitivo per prendersi il centro della capitale Tripoli con l’intento di rovesciare il governo d’Accordo Nazionale di Feyaz al Sarraj, il quale ha risposto dichiarando lo stato d’emrgenza. Lo riferiscono media locali che citano abitanti della zona. “Abitanti vicini a Qasr bin Gashir, (a sud della capitale) hanno detto che aerei da guerra hanno bombardato postazioni dove sono concentrati militanti della settima divisione sulla strada tra wadi al rabie e Qasr Bin Gashir”, come ha riferito il portale al Wasat.

Intanto cresce il bilancio: 41 morti, 126 feriti e 8 dispersi. Cifre che potrebbero essere più drammatiche di ora in ora e a causa di questi scontri alla periferia meridionale della capitale libica Tripoli da quando sono scoppiati una settimana fa. “Le operazioni di evacuazione, soccorso e trasporto dei cadaveri proseguono e le squadre di soccorso operano continuamente con gli ospedali di campo nella vicinanza dei combattimenti”, ha detto a un sito online, Malik Marsit, responsabile media della Direzione del principale ospedale di campo.

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Di certo, a Tripoli le milizie restano un fattore determinante per il controllo del potere come dimostrano gli scontri tra le forze che appoggiano il governo di concordia nazionale e la Settima Brigata, gruppo armato originario della città di Tarhuna. La Settima Brigata, che sarebbe vicina al generale Khalifa Haftar, si è mossa contro formazioni fedeli al primo ministro Fayez al-Serraj accusandole di essere corrotte. Allo stato attuale, i gruppi armati nella capitale possono essere divisi tra sostenitori e antagonisti del governo di concordia nazionale. Tra i primi, che sono maggioranza, si annovera la Forza di Deterrenza Libica (Rada), guidata da Abdel Rauf Kara, che ha il proprio quartier generale a Mitiga, l’unico aeroporto operativo a Tripoli. Si tratta di una milizia islamista composta da circa 1.500 uomini, che – oltre a combattere i trafficanti di droga – da qualche tempo si è concentrata sulla lotta contro le cellule e i simpatizzanti del sedicente Stato islamico (Is).

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Stesse posizioni della milizia di Kara ha la brigata islamista Nawasi. Composta da gruppi armati originari dell’area di Suq al-Jumaa, la milizia si oppone all’Is e protegge Serraj. Un’altra potente milizia è la Brigata dei rivoluzionari di Tripoli, la più grande nella capitale, con alla guida l’ex ufficiale della polizia libica diventato signore della guerra, Haitham Tajouri. La sua priorità è proteggere i considerevoli interessi che il suo capo ha in città, mentre per il momento ha una posizione ambigua nei confronti del governo di Serraj. Contrari all’esecutivo si dichiarano, invece, alcuni leader islamisti che provengono dal ‘defunto’ Gruppo di combattimento islamico libico.

AMBASCIATA ITALIANA Frattanto, l’ambasciata italiana a Tripoli resta aperta. Lo ha precisato sul suo profilo ufficiale Twitter la stessa rappresentanza diplomatica, smentendo una notizia pubblicata sul sito Al Mutawasset. Secondo il portale, l’ambasciata italiana aveva chiuso ieri e il personale era diretto all’aeroporto militare di Mitiga – qualche chilometro a est di Tripoli – per fare rientro nel nostro Paese. Un’iniziativa, scriveva Al Mutawasset, presa dopo l’intensificarsi dei combattimenti tra milizie nel sud di Tripoli.

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“L’ambasciata italiana in #Libia resta aperta”, si legge in un messaggio sul social network ‘retwittato’ anche dall’ambasciatore Giuseppe Perrone, “Continuiamo a restare al fianco dell’amata popolazione di Tripoli in questa difficile fase”. Notizie arrivano anche dall’Eni. Il portavoce del gruppo petrolifero conferma che allo stato attuale “non c’e’ personale espatriato presente a Tripoli e che le attivita’ nel paese al momento procedono regolarmente”.

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