Dopo Cina, Giappone e Francia, anche l’Italia isola il “virus”. Ed è corsa per studiarlo

Dopo Cina, Giappone e Francia, anche l’Italia isola il “virus”. Ed è corsa per studiarlo
2 febbraio 2020

I virologi dell`Istituto Nazionale Malattie Infettive “Lazzaro Spallanzani”, a meno di 48 ore dalla diagnosi di positività per i primi due pazienti in Italia, sono riusciti ad isolare il virus responsabile dell`infezione. Avere a disposizione in modo così tempestivo il virus è un passo fondamentale, che permetterà di perfezionare i metodi diagnostici esistenti ed allestirne di nuovi. Avere a disposizione nei laboratori il nuovo agente patogeno permetterà inoltre di studiare i meccanismi della malattia per lo sviluppo di cure e la messa a punto del vaccino. La sequenza parziale del virus isolato nei laboratori dello Spallanzani, denominato 2019-nCoV/Italy-INMI1, è stata già depositata nel database GenBank, e a breve anche il virus sarà reso disponibile per la comunità scientifica internazionale.

Maria Capobianchi, direttore del laboratorio di Virologia dell`INMI, ha dichiarato: “Il risultato ottenuto oggi è il frutto del lavoro di squadra, della competenza e della passione dei virologi di questo Istituto, da anni in prima linea in tutte le emergenze sanitarie nel nostro Paese”. Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell`INMI, ha aggiunto: “L`isolamento del virus ci permetterà di migliorare la risposta all`emergenza coronavirus, di conoscere meglio i meccanismi dell`epidemia e di predisporre le misure più appropriate”. “Il risultato ottenuto dai nostri virologi – ha concluso Marta Branca, direttore generale dell`INMI – è una ulteriore testimonianza dell`eccellenza scientifica dello Spallanzani, istituto dove la ricerca non è mai fine a se stessa, ma ha come obiettivo ultimo e concreto il miglioramento delle cure per i pazienti”.

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L’isolamento del coronavirus è un grande passo avanti “ma per un eventuale vaccino ci vorranno almeno sei mesi” ha affermato invece la virologa Ilaria Capua. “Abbiamo del materiale di partenza, sia per cercare delle soluzioni terapeutiche, sia per mettere insieme lo sviluppo di un vaccino, che comunque non è dietro l’angolo”. A farle eco il direttore dell’Inmi Spallanzani, Giuseppe Ippolito, che ha spiegato come “vaccini che siano messi a punto andranno valutati, validati, provati. Le agenzie regolatorie europea e americana stanno lavorando su un protocollo e ieri l’Oms ha rilasciato una procedura per facilitare lo sviluppo in maniera che tutti si adeguino e interagiscano”.

Per il ministro della Salute Roberto Speranza, “aver isolato il virus significa molte opportunità di poterlo studiare, capire e verificare meglio cosa si può fare per bloccare la diffusione”, annunciando che la scoperta verrà ora messa a disposizione della “comunità internazionale”. Intanto, lo Spallanzani, struttura all’avanguardia nella ricerca e cura delle malattie infettive, continua a ospitare in questi giorni i due cittadini cinesi, provenienti proprio da Wuhan, su cui è stato rilevata la presenza di coronavirus e che hanno sviluppato i sintomi della polmonite. “Sono entrambi affetti da polmonite virale con interessamento alveolo interstiziale bilaterale i cinesi ricoverati allo Spallanzani con nuovo coronavirus- hanno chiarito i medici dell’ospedale nell’odierno bollettino -. Le loro condizioni cliniche sono discrete ma in continuo monitoraggio”.

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Corsa laboratori per studiarlo

La ricerca va avanti. I virologi hanno puntato il mirino contro il coronavirus e arrivano notizie che fanno pensare a passi ulteriori nei tentativi di sviluppare strategie di cura della polmonite virale prodotta dal microrganismo che ha provocato l’epidemia in Cina. Oltre allo Spallanzani di Roma, già da venerdì l’Istituto nazionale di malattie infettive del Giappone aveva annunciato di aver avuto successo nel coltivare e isolare il nuovo coronavirus. E anche dall’Istituto Pasteur di Parigi erano arrivate notizie del genere, addirittura martedì scorso. In Cina era stato dato annuncio dell’isolamento del virus ancor prima.

Secondo quanto riferisce l’agenzia di stampa giapponese Jiji, la sequenza di geni del virus isolato a Tokyo corrispondono al 99,9 per cento a quello reso pubblico dal governo cinese. Non presenterebbe mutazioni che porterebbero a un’infettività superiore. Il Pasteur, invece, ha annunciato il 28 gennaio di aver finalizzato con successo il coronavirus 2019-nCoV usando campioni provenienti dai primi contagiati rilevati in Francia. In coltura, hanno spiegato i ricercatori, il virus in maniera più rapida del previsto. L’istituto francese stima di poter mettere a punto un vaccino in 20 mesi. Il Pasteur, invece, ha annunciato il 28 gennaio di aver finalizzato con successo il coronavirus 2019-nCoV usando campioni provenienti dai primi contagiati rilevati in Francia. In coltura, hanno spiegato i ricercatori, il virus in maniera più rapida del previsto. L’istituto francese stima di poter mettere a punto un vaccino in 20 mesi.

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Da domani test per farmaco

Un farmaco già utilizzato nella cura dell’Ebola, della MERS e della SARS, verrà testato a Wuhan anche per la polmonite virale indotta dal nuovo coronavirus, epidemia esplosa in Cina. Lo scrive oggi in un comunicato il China-Japan Friendship Hospital che è capofila della ricerca, di cui dà notizia il Global Times. Il test in tre fasi è stato approvato dal Centro per la valutazione del farmaco e inizierà a patire da domani fino al 27 aprile. Verrà testato su 270 pazienti con media o moderata infezione da coronavirus. Il farmaco in questione è il Remdesivir, sviluppato dalla compagnia biofarmaceutica Gilead Sciences, che ha completato fuori dalla Cina già due trial clinici. La Gilead venerdì aveva annunciato già che stava lavorando con autorità sanitarie di diversi paesi per testare il farmaco anche sul 2019-nCoV, come è conosciuto in codice il nuovo coronavirus. Secondo i media cinesi, oltre al Remdesivir, l’attenzione come possibile farmaco per il coronavirus si sta concentrando anche su altre due farmaci: la clorochina, usata solitamente per la cura della malaria, e il Ritonavir.

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