Draghi: Ucraina e Russia più vicine ma per Putin presto per tregua

Draghi: Ucraina e Russia più vicine ma per Putin presto per tregua
1 aprile 2022

Le posizioni di Ucraina e Russia si sono un po’ avvicinate, ma per Vladimir Putin non ci sono ancora le condizioni né per un cessate il fuoco né per un incontro con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Il giorno dopo la telefonata con il presidente russo, Mario Draghi tiene una lunga conferenza stampa con i giornalisti esteri in Italia per fare il punto sul conflitto e sulle sue conseguenze. Nella telefonata con Putin, in cui vede un “cambiamento”, il premier ha esordito dicendo di voler parlare di pace. Al leader del Cremlino, ha riferito, “ho espresso la mia convinzione che per risolvere i nodi cruciali sia necessario un incontro con Zelensky. La risposta è stata che i tempi non sono maturi, per Putin occorre che i negoziatori vadano avanti”. Lo stesso vale, ha aggiunto, per un cessate il fuoco, che al momento non ci sarà. Alla fine, si può dire, “le posizioni delle due parti si sono un po’ avvicinate” ma “sono cauto, c’è ancora molto scetticismo”. Un aspetto positivo, ha sottolineato, “è che l’Italia è richiesta come garante sia dall’Ucraina sia dalla Russia” per far rispettare un accordo di pace. Ma con quale mandato è ancora presto per dirlo. Un ruolo importante, per il presidente del Consiglio, è quello che possono svolgere Cina e Turchia, con cui, ha precisato, i rapporti “sono molto migliorati”.

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Nella telefonata con Putin, Draghi ha parlato anche del tema (collegato alla guerra) dell’energia e in particolare della richiesta di Mosca di pagare in rubli il gas. Una cosa “inaccettabile e non fattibile” perché “i contratti prevedevano pagamenti in euro e dollari”. E lo stesso Putin, ha riferito, ha confermato che “i contratti esistenti rimangono in vigore” e che le forniture da Mosca “non sono in pericolo”. Ciò non toglie che l’obiettivo resta quello di ridurre e poi superare la dipendenza dalla Russia. “Vogliamo muoverci rapidamente, ma tanto più sostituiamo il gas russo, tanto più diventa difficile compensare: riusciremo a compensare il 30-40%, poi diventerà molto più difficile. Ma il piano c’è, sta andando bene, c’è il gas liquido…”, ha spiegato, rivelando che c’è “l’ipotesi di un gasdotto Italia-Spagna” oltre al progetto del “gasdotto Eastmed”. I prezzi, non solo dell’energia, comunque, resteranno alti ancora per un po’ e il governo è pronto a intervenire. “E’ chiaro che ci sarà un periodo in cui i prezzi rimarranno più alti, il governo dovrà intervenire assicurando il sostegno ma le risposte devono essere strutturali”, nel gas, nelle materie prime, nell’agroalimentare e nell’energia. In particolare, ha spiegato Draghi, occorre mettere “un tetto al prezzo del gas” e rompere il “meccanismo che unisce il prezzo del gas a quello dell’energia elettrica: non ha senso che energia prodotta con impianti idroelettrici, che non costa nulla perché gli impianti sono stati ammortizzati, venga venduta al prezzo del gas”.

Sollecitato da una domanda, il premier ha anche parlato del problema “interno” alla sua maggioranza sull’incremento delle spese militari, dopo la “quasi rottura” di due giorni fa con i leader M5s Giuseppe Conte. “Ci siamo visti con il presidente Conte – ha rivelato – il quale chiedeva un allungamento dell’obiettivo al 2030. Io ho detto ‘No, si fa quel che il ministro Guerini ha proposto e deciso’, e cioè il 2028. +Successivamente è uscito un comunicato che diceva che quella era propria la richiesta di chi non voleva l’aumento delle spese militari, quindi non c’è disaccordo…”. Comunque, ha assicurato, “nel Def non è prevista indicazione di spese militari o altre spese, il Def è un documento complessivo. A oggi non c’è assolutamente alcun problema. L’impegno dell’Italia a spendere il 2% per investimenti nella difesa è stato preso nel 2014 ed è stato ribadito da tutti i governi, ogni anno. Dal 2018 al 2021 le spese sono aumentate tra il 17 e il 26%. L’impegno è semplicemente confermare quanto fatto precedentemente, e confermare i nostri impegni con la Nato, assolutamente”. Per Draghi, però, il tema delle spese militari, “se siamo seri”, deve essere affrontato con un “coordinamento” europeo, nell’ottica della difesa comune.

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