Farmaci, anche in Italia la “tripletta” contro il mieloma multiplo

Farmaci, anche in Italia la “tripletta” contro il mieloma multiplo
2 giugno 2018

Tre farmaci insieme, tre vantaggi mai ottenuti prima in pazienti con mieloma multiplo in termini di sopravvivenza libera da malattia in tutte le categorie di pazienti, elevata probabilità di risposta e ottima tollerabilità del farmaco. Due studi pubblicati sul NEJM portano all`approvazione italiana di una nuova terapia innovativa per il mieloma multiplo presentata al congresso ASCO di oncologia, in corso a Chicago. Aggiungere daratumumab, primo anticorpo monoclonale della classe degli anti-CD38, alle due diverse combinazioni di terapia attualmente in uso, significa cambiare il decorso, cambiare la carte in tavola di una malattia che è caratterizzata da multiple ricadute ed è, per questo motivo, difficile da controllare.

La triplice terapia infatti, a 12 mesi ha aumentato dal 27 al 62% la sopravvivenza libera da progressione di malattia, con una riduzione del 64% del rischio di progressione del mieloma o di morte nel primo studio. Nel secondo, l`altra triplice combinazione con daratumumab ha aumentato la sopravvivenza libera da progressione di malattia dal 60 all`83%, con una riduzione del rischio di progressione del mieloma o di morte del 63%. Nei due studi questi risultati sono stati riscontrati in modo costante in tutte le categorie di pazienti, indipendentemente dalle loro caratteristiche e dalle terapie ricevute in prima linea o in quelle successive. Infine, essendo l`anticorpo monoclonale ben tollerato, combinare daratumumab alle associazioni di terapia standard non solo non aggiunge tossicità significativa, e quindi conseguenze negative sulla vita del paziente, ma addirittura può migliorarne la qualità di vita.

“Questi risultati – spiega Michele Cavo, direttore dell`Istituto di Ematologia Seràgnoli dell`Università di Bologna – sono dovuti alle caratteristiche di daratumumab, primo anticorpo monoclonale anti CD-38 disponibile ad oggi, dotato di un meccanismo di azione che determina la morte delle cellule tumorali sia direttamente che indirettamente, modulando il sistema immunitario e indirizzandolo ad aggredire il tumore. In questo modo il paziente avrà probabilità maggiori di rispondere alla terapia, risponderà più rapidamente e manterrà la risposta per un periodo di tempo più lungo”. Le evidenze scientifiche emerse hanno portato all`approvazione italiana di daratumumab per la seconda linea di trattamento, con il riconoscimento di terapia innovativa da parte di AIFA.

“Il mieloma multiplo – spiega ancora Cavo – è un tumore del midollo osseo caratterizzato da un`incontrollata proliferazione di plasmacellule e da un`eccessiva produzione di immunoglobuline presenti nel sangue e/o nelle urine. Ogni anno i nuovi casi sono circa 5.000-5.500 e l`età media dei pazienti è pari a circa 70 anni, con un terzo delle diagnosi poste dopo i 75 anni. Circa un terzo dei pazienti riceve la diagnosi per caso, dopo un normale check-up di laboratorio; purtroppo, però, già all`esordio della malattia è documentabile una patologia scheletrica, conseguenza del tumore, nel 70-80% dei casi, mentre il 15-20% dei pazienti ha un` insufficienza renale causata dalla malattia. In base a queste, ed altre, caratteristiche di presentazione del mieloma, deve essere iniziata immediatamente la terapia, che può comprendere o meno il trapianto di cellule staminali”.

“Durante la storia naturale del mieloma  – dice ancora direttore dell`Istituto di Ematologia Seràgnoli  – è, tuttavia, frequente che uno o più cloni di cellule non responsive alla terapia utilizzata, eventualmente già presenti – seppure minoritari – al momento della diagnosi, diventino predominanti provocando la ricaduta, o progressione, della malattia e costringendo l`ematologo ad iniziare una terapia diversa dalla precedente. Disporre ad ogni successiva ricaduta del mieloma di farmaci efficaci e dotati di un meccanismo di azione diverso da quello dei farmaci precedenti è fondamentale per potere offrire ai pazienti terapie di seconda o terza linea che siano in grado di controllare la malattia a medio e lungo termine”. Daratumumab, riconosce il suo bersaglio (la glicoproteina CD38) espresso sulle cellule tumorali, ed ha una doppia efficacia perché oltre a eliminare direttamente le cellule neoplastiche è anche in grado di “risvegliare” il sistema immunitario, spesso reso silente dal tumore, reindirizzando la risposta contro le cellule neoplastiche, e non consentendo loro di “nascondersi” dalle difese dell`organismo.

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