Firme irregolari M5s, a Palermo gli indagati salgono a Palermo salgono. E scoppia scandalo anche a Bologna, altri 4 indagati

Firme irregolari M5s, a Palermo gli indagati salgono a Palermo salgono. E scoppia scandalo anche a Bologna, altri 4 indagati
23 novembre 2016

Altri due parlamentari M5s si aggiungono agli otto indagati dalla Procura di Palermo per le firme false per la presentazione delle liste dei Cinque Stelle alle comunali del 2012. Si tratta dei deputati nazionali Riccardo Nuti (foto) e Claudia Mannino (foto) che vanno ad arricchire la lista composta dai parlamentari regionali siciliani Giorgio Ciaccio e Claudia La Rocca, gli attivisti Samanta Busalacchi, Giuseppe Ippolito, Stefano Paradiso e Francesco Menallo, il cancelliere del tribunale Giovanni Scarpello e un decimo esponente che avrebbe avuto un ruolo minore nella vicenda. Ma come a Palermo, anche a Bologna ci sono degli indagati per presunte irregolarità nella raccolta firme a sostegno del Movimento 5 Stelle per la presentazione dei candidati alle elezioni regionali del novembre 2014. Tra i quattro indagati dalla Procura di Bologna nell’inchiesta sulla raccolta firme del M5S per le Regionali in Emilia-Romagna del 2014, c’è anche Marco Piazza, vicepresidente del Consiglio comunale. Gli altri tre indagati un attivista e due addetti alla raccolta delle firme. Ai quattro è contestata la violazione dell’articolo 90 comma 2 del Dpr 570 del 1960. Piazza sarebbe chiamato in causa in qualità di ‘certificatore’, insieme ad un suo collaboratore e ad altre due persone.

Tra le contestazioni, nel fascicolo del Pm Michela Guidi che ha coordinato le indagini dei Carabinieri di Vergato, c’è quella di aver autenticato firme non apposte in loro presenza oppure in luogo diverso rispetto al requisito di territorialità, oppure in mancanza della qualità del pubblico ufficiale. L’esposto che diede il via agli accertamenti fu presentato da Paolo Pasquino e Stefano Adani, ex militanti di Monzuno, paese dell’Appennino. La denuncia riguardava anche una sottoscrizione ritenuta irregolare perché avvenuta al Circo Massimo di Roma, quindi fuori dal territorio di competenza, durante un raduno M5S, dal 10 al 12 ottobre 2014. “Deve esserci qualcosa di diabolico in chi raccoglie le firme dei 5stelle”, tuona la vice capogruppo del PD alla Camera Alessia Morani. “Evidentemente – aggiunge – Di Maio quando parla di brogli pensa agli esponenti del suo movimento, perché la Grillopoli si sta allargando. Così dopo Palermo – spiega Morani – anche a Bologna vengono indagati esponenti del movimento 5 stelle per violazione della legge elettorale per presunte irregolarità nella raccolta firme”.

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“Nei confronti dei Parlamentari coinvolti nell’inchiesta di Palermo non è stato preso alcun provvedimento, se non la debole richiesta, oltretutto inascoltata, di una autosospensione. Un atteggiamento fin troppo morbido da parte di Grillo & co. rispetto alle espulsioni evocate e praticate in passato e ai giudizi sommari espressi nei confronti dei parlamentari di altri schieramenti, che lascia pensare che ci sia altro che non sappiamo”. “Intanto oggi si scopre un’altra firmopoli – conclude l’esponente Pd – Se errare è umano, perseverare è diabolico”. Intanto da Palermo continuano gli attachi ai grillini. “Dalla parte della gente solo per carpirne le firme? Da Palermo sembra prendere corpo questo nuovo stratagemma. Non solo firme false, ma anche ignari cittadini avrebbero visto usare dai 5 stelle le firme apposte per il referendum sull’acqua per altri scopi. È sempre più Grillopoli”. Lo afferma Ernesto Carbone, della segreteria nazionale del PD. “Grillo, Di Maio e Di Battista evitano di rispondere e si autoassolvono. Qui non si tratta di episodi, ma di una strategia coordinata, fatta di bugie che ricalca quanto avvenuto a Quarto”, conclude Carbone.

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