Fondo “Safe”, prestiti fino a 150 miliardi per investimenti su “ReArm Europe”

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Il Comitato dei rappresentanti permanenti degli Stati membri presso l’Ue (Coreper), che prepara a livello tecnico le riunioni ministeriali del Consiglio, ha dato il suo via libera oggi a Bruxelles al testo modificato della proposta di regolamento per lo strumento “Safe” (“Security Action for Europe).

Il regolamento, proposto dalla Commissione il 6 marzo nell’ambito del pacchetto “ReArm Europe”, riguarda il fondo europeo (raccolto sui mercati con emissioni di debito garantite dal bilancio comunitario) che finanzierà, fino a 150 miliardi di euro, prestiti agli Stati membri che lo richiederanno per investire nel rafforzamento delle proprie capacità di difesa, preferibilmente attraverso appalti di forniture e acquisti congiunti.

Dopo il via libera del Coreper di oggi, è previsto che il Regolamento sia adottato al Consiglio Affari Generali del 27 maggio come “punto A” (senza discussione). Questo nuovo strumento sarà importante per definire un modello di difesa che cerchi il giusto equilibrio tra autonomia strategica e competitività dell’industria europea.

A quanto si apprende a Bruxelles, il testo è stato modificato in diversi punti durante la discussione delle scorse settimane tra i rappresentanti degli Stati membri. Riguardo ai criteri di ammissibilità per gli acquisti di prodotti, sistemi e dispositivi di difesa, come regola generale nel Regolamento è previsto un limite massimo del 35% per il “costo dei componenti” non-Ue. Sono state evitate ulteriori restrizioni, come quella precedentemente ipotizzata di un tetto massimo del 15% alla partecipazione di subappaltatori stranieri.

Il compromesso su cui si è trovato l’accordo prevede una deroga generale, non limitata nel tempo per i subappaltatori non-Ue, subordinata o alla presenza di contratti in essere, oppure all’impegno da parte del contraente principale a realizzare uno studio di fattibilità circa la possibilità di sostituire i componenti non-Ue con prodotti equivalenti fabbricati nell’Ue o in Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera (membri dell’Efta).

Sempre a quanto si apprende a Bruxelles, sono state ampliate le aree strategiche in cui il rafforzamento delle capacità di difesa è finanziabile attraverso lo strumento Safe, con l’inclusione anche delle capacità marittime, sia di superficie che subacquee.

E’ stata rafforzata poi l’apertura dello strumento Safe a diversi Paesi terzi, perché questo permetterà in primo luogo di salvaguardare la necessità della maggior parte dell’industria europea della difesa di poter contare in tempi rapidi su una componentistica prodotta al di fuori dell’Ue, e di interfacciarsi con i sistemi in uso in ambito Nato.

In secondo luogo, questo consentirà di soddisfare l’esigenza di preservare le caratteristiche delle industrie nazionali della difesa degli Stati membri che hanno costruito e sviluppato nel tempo partenariati strutturali con il Regno Unito e con gli Stati Uniti. Viene infine riconosciuto l’impegno europeo volto a rafforzare e approfondire ulteriormente il legame transatlantico, lasciando la porta aperta a una futura cooperazione costruttiva con Washington, nonostante gli attuali problemi che la rendono difficile.