Frode lavori autostrada Salermo-Reggio, 9 arresti. Sequestro beni oltre 12 milioni

Frode lavori autostrada Salermo-Reggio, 9 arresti. Sequestro beni oltre 12 milioni
3 aprile 2017

Nove persone tra imprenditori e funzionari pubblici sono stati arrestati dalla Guardia di finanza nell’ambito di un’indagine su irregolarita’ nella gestione di lavori di ammodernamento di un tratto dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria. I finanzieri di Vibo Valentia hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, emessa su richiesta della Procura della Repubblica che contesta agli indagati, a vario titolo, i reati di frode in pubbliche forniture, truffa aggravata ai danni di ente pubblico, attentato alla sicurezza dei trasporti, abuso d’ufficio e falso ideologico in atto pubblico. Disposto anche il sequestro preventivo di beni per un valore di 12.756.281,29 euro, a carico di imprese e loro rappresentanti legali coinvolti nelle indagini. Le imprese sono destinatarie anche di una misura interdittiva disposta dal Gip, che vieta alle stesse ditte, per la durata di un anno, di stipulare contratti con qualsiasi pubblica amministrazione.

L’operazione rappresenta lo sviluppo dell’indagine che, nel maggio dello scorso anno, in seguito a una serie di incidenti mortali, ha portato al sequestro preventivo del tratto autostradale dell’ex A3 (oggi A2/autostrada del mare) compreso fra gli svincoli di Mileto (Vv) e Rosarno (Rc) e di aree e strade provinciali limitrofe interessate da un serio rischio idraulico/idrogeologico, mai considerato, secondo gli inquirenti, in nessuna fase di progettazione, con conseguente configurabilita’ del reato di crollo/disastro doloso. La stessa inchiesta aveva portato al sequestro di somme di denaro per oltre 400.000 euro, corrispondenti al presunto, illecito profitto dei reati di truffa e falso commessi dalle imprese esecutrici dei lavori attraverso la formazione di documentazione che attestava falsamente l’avvenuto smaltimento di rifiuti speciali di lavorazione in realta’, sempre secondo l’accusa, mai avvenuto. Alle persone indagate, complessivamente quindici tra responsabili di imprese operanti nel settore dei lavori autostradali, dipendenti delle imprese coinvolte e funzionari dell’Anas, vengono contestate, a vario titolo, le ipotesi di reato di truffa aggravata ai danni di ente pubblico, frode nelle pubbliche forniture, falso ideologico in atto pubblico, attentato alla sicurezza dei trasporti e abuso d’ufficio.

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Le nove ordinanze di custodia cautelare eseguite riguardano 4 imprenditori e 5 funzionari e dipendenti dell’Anas. Il provvedimento e’ stato emesso dal Gip del Tribunale di Vibo Valentia, Gabriella Lupoli, su richiesta della Procura. Dalle indagini sull’esecuzione dei lavori di ammodernamento, affidati in appalto dall’Anas per un importo di circa 61 milioni di euro, coordinate dal Procuratore della Repubblica di Vibo Valentia, Bruno Giordano, e dal sostituto procuratore Benedetta Callea, ed eseguite dalla compagnia della Guardia di Finanza di Vibo Valentia, sarebbe emerso un quadro di diffuse irregolarita’, messe in atto attraverso vari episodi di truffa e frodi nelle pubbliche forniture; false certificazioni di lavori mai effettivamente eseguiti, eseguiti solo in parte o eseguiti in grave difformita’ rispetto alle previsioni contrattuali; alterazioni della contabilita’ lavori; omissioni, da parte degli organi della Stazione Appaltante, di verifiche e controlli. Il tutto sarebbe stato finalizzato all’indebito arricchimento degli operatori economici aggiudicatari dell’appalto, che secondo quanto sinora emergerebbe dagli accertamenti, avrebbero lucrato somme non dovute. Il lavoro degli inquirenti avrebbe fatto emergere anche l’esecuzione di opere potenzialmente pericolose per la sicurezza pubblica. I destinatari del provvedimento di sequestro di beni per oltre 12 milioni sono tre imprese che hanno preso parte alla realizzazione dei lavori oggetto di indagine, nonche’, a titolo personale, i relativi amministratori e rappresentanti legali. Alle tre imprese coinvolte nell’indagine il Giudice ha anche applicato una misura interdittiva che vieta loro, per la durata di un anno, di stipulare contratti con qualsiasi pubblica amministrazione.

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