Gentiloni conferma Visco. E i renziani minacciano: “Non è finita”

Gentiloni conferma Visco. E i renziani minacciano: “Non è finita”
Ignazio Visco, Governatore della Banca d'Italia
27 ottobre 2017

Ignazio Visco resta alla guida della Banca d’Italia per altri sei anni, con un secondo mandato che inizia ancora nel segno dell’alta tensione. Dopo dieci giorni di incertezza, il governatore è stato confermato dal premier Paolo Gentiloni e oggi il presidente della Repubblica procederà alla nomina. Una scelta che chiude una lunga scia di polemiche, che rischiano però di riaccendersi prossimamente tra la campagna elettorale e la commissione d’inchiesta sul sistema bancario. Del resto, i primi sei anni di Visco a Palazzo Koch sono cominciati nel novembre 2011 con l’Italia a rischio default e terminano con uno scontro politico-istituzionale senza precedenti. Per il numero uno di Via Nazionale, nel mirino soprattutto del leader Pd Matteo Renzi e dei Cinque Stelle, il nuovo incarico si profila come una sfida molto impegnativa. Gentiloni ha inviato al Consiglio superiore di Bankitalia l’indicazione di Visco e oggi, dopo il parere dell’organo di Via Nazionale, il Consiglio dei ministri approverà la conferma dell’economista napoletano. Un passaggio in cui potrebbe emergere il dissenso dei ministri più vicini a Renzi, che ha incassato la decisione del presidente del Consiglio rimarcando ancora una volta le distanze. “Con Gentiloni abbiamo un’opinione diametralmente diversa su Banca d’Italia”, ha detto il segretario dem, che non appare intenzionato ad ammorbidire la sua posizione critica verso Palazzo Koch. Attacchi e accuse che da più parti, negli ultimi anni, hanno bersagliato Via Nazionale impegnata nella vigilanza bancaria in uno dei periodi più difficili della storia per gli istituti di credito.

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Di certo, il Pd renziano si prepara alla battaglia. “Non e’ certo finita qui”, spiegano i fedelissimi del segretario dem. L’appuntamento segnato in rosso e’ l’audizione del governatore di palazzo Koch alla Commissione d’inchiesta sulle banche in programma la settimana prossima. “Saremo durissimi”, mette a verbale un senatore vicino all’ex premier. Oggi in Consiglio dei ministri Gentiloni fara’ il nome di Visco, dopo averlo indicato nella lettera spedita al Consiglio superiore dell’organismo di via Nazionale. “Io non lo avrei fatto”, ha spiegato Renzi confermando di non condividere la scelta di Gentiloni portata avanti d’accordo con il Capo dello Stato. “Chiedevamo discontinuita’”, la linea del partito del Nazareno. Ma quello di Bankitalia non e’ l’unico fronte aperto tra governo e Pd. Ora i renziani puntano a chiedere discontinuita’ sulle nomine in scadenza, in particolare su quelle riguardanti la Consob e si faranno sentire anche in Commissione d’inchiesta. C’e’ inoltre distanza anche su altri temi economici. Per esempio sulle pensioni con il premier che ha convocato i sindacati a palazzo Chigi per il 2 novembre. E anche sulle promesse fatte da Renzi di condurre una battaglia con l’Europa per portare il deficit al 2,9% per i prossimi 5 anni. Chi tiene il dialogo aperto nel Pd con Gentiloni sottolinea che si tratta di mosse elettoralistiche pericolose. “Non si puo’ portare avanti una campagna elettorale dall’opposizione”, il refrain dei parlamentari vicini al presidente del Consiglio. Ma il segretario dem tira dritto e non teme l’assedio alla sua leadership, neanche se il voto siciliano del 5 novembre dovesse andare male. Il Pd sta lavorando alla costruzione della coalizione: l’11 novembre si terra’ l’assemblea di Campo progressista che punta all’accordo con i radicali di Bonino e i socialisti di Nencini per poi trattare con i dem.

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E sempre l’11 ci sara’ l’assemblea programmatica di Ap: la ministra Lorenzin preme per un’intesa con i democratici mentre il capogruppo alla Camera Lupi punta ad andare da soli o ad un accordo con il centrodestra. Tornando a Bankitalia, gli anni al vertice per l’ex capo economista dell’Ocse, sono stati segnati dalla crisi economica e dai fallimenti delle banche. Dallo scandalo Mps all’inizio 2013 per la vicenda derivati al fallimento nell’autunno 2015 di Banca Etruria, Banca Marche, CariFerrara e CariChieti, con migliaia di risparmiatori duramente penalizzati; dal travagliato salvataggio del Montepaschi alla fine del 2016 alla soluzione in extremis della crisi di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza. Vicende in cui diversi banchieri sono stati coinvolti in procedimenti giudiziari, screditando il sistema bancario e con la Banca d’Italia messa sotto accusa per il suo ruolo di controllo. Nonostante la mozione parlamentare anti-Visco del Pd, il governatore è riuscito a ottenere il secondo incarico, sostenuto dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e forte del supporto a distanza del suo predecessore, il presidente della Bce Mario Draghi. In una fase ancora delicata per l’Italia, l’esigenza di stabilità ha prevalso sulle pressioni politiche per una “fase nuova” in Via Nazionale. Il futuro prossimo per Visco non sembra però in discesa, perché il sistema bancario sembra aver superato i momenti più difficili ma deve ancora smaltire del tutto l’eredità della crisi, proprio mentre la Bce avvia l’allentamento del Quantitative easing. E con le urne sempre più vicine, la questione banche potrebbe tornare a infiammare il dibattito elettorale.

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