Google non ha l’obbligo di garantire il diritto all’oblio globale

24 settembre 2019

Il gestore di un motore di ricerca non e’ tenuto a effettuare la deindicizzazione in tutte le versioni del suo motore di ricerca. Lo ha stabilito la Corte di giustizia Ue rilevando che, in ogni caso, il gestore ‘e’ tenuto ad effettuarla nelle versioni di tale motore di ricerca corrispondenti a tutti gli Stati membri e ad attuare misure che scoraggino gli utenti di Internet dall’avere accesso, a partire da uno degli Stati membri, ai link contenuti nelle versioni extra Ue di tale motore’. In sostanza, il ‘diritto all’oblio’ non ha una portata globale per i motori di ricerca come Google ma riguarda solo gli Stati Ue. La sentenza da’ ragione a Google che aveva in corso una disputa con l’autorità francese per la privacy e che nel 2015 aveva ordinato al gigante di Mountain View di rimuovere a livello mondiale i risultati di ricerca su contenuti o pagine che contengono informazioni false o che possono danneggiare una persona.

Successivamente Google ha introdotto il blocco con la geolocalizzazione per evitare che utenti europei potessero accedere ai quei risultati. Ma la cancellazione non riguarda gli utenti del resto del mondo. La sentenza che ha già destato perplessità. “Leggeremo le motivazioni della decisione della Corte di Giustizia, che pero’ ha sicuramente un impatto rilevante sulla piena effettivita’ del diritto all’oblio – commenta Antonello Soro, Garante Privacy -. In un mondo strutturalmente interconnesso e in una realta’ immateriale quale quella della rete, la barriera territoriale appare sempre piu’ anacronistica”. “A maggior ragione – prosegue Soro – acquista ulteriormente senso l’impegno delle Autorita’ europee di protezione dati per la garanzia universale di questo diritto, con la stessa forza su cui puo’ contare in Europa. L’equilibrio tra diritto di informazione e dignita’ personale, raggiunto in Europa anche grazie alla disciplina dell’oblio, dovrebbe rappresentare un modello a livello globale”.

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