Google, Wikipedia e la Rete: gran pasticcio firme false dei Cinquestelle. “Ci prendiamo Palermo”

Google, Wikipedia e la Rete: gran pasticcio firme false dei Cinquestelle. “Ci prendiamo Palermo”
1 dicembre 2016

Continuano a sfilare davanti ai magistrati, i parlamentari del M5s indagati per le firme false alle comunali del 2012 di Palermo. E continuano, i grillini, ad avvalersi della facoltà di non rispondere. Omertà avanti tutta. Un silenzio che, però, sta alimentando veleni e intrighi, all’interno del MoVimento, che rischiano di minare la loro corsa alle comunali di Palermo 2017. Ma andiamo con ordine. Le inchieste vanno avanti. La Procura continua a spulciare le carte. Arrivano le prime dichiarazioni: “Ci prendiamo Palermo”. L’adrenalina era alle stelle, in quanto mancavano poche ore alla consegna delle liste. Ma la convinzione tra i grillini di vincere le elezioni comunali del 2012 era tanta. Come tanti erano i dubbi tecnici su come compilare le liste. Candidati, attivisti e simpatizzanti in fibrillazione. Cosa fare. Voilà: i pentastellati tirano fuori la loro carta vincente, la Rete. E così gli esponenti 5stelle si attaccano alla tastiera: e via con Google e Wikipedia. Risultato, una catastrofe sufficiente a fare esplodere il pasticcio delle firme false. Nasce così la lista M5s presentata con le firme ricopiate in fretta e furia, per rimediare, tra le altre cose, a un errore sul luogo di nascita di un candidato, Giuseppe Ippolito. Come dire, i grillini intrappolati nella rete.

Dall’esame delle e-mail che fra il 3 e il 4 aprile 2012, nei giorni del grande caos, i grillini di ogni ordine e grado si scambiavano, emerge la confusione piu’ totale. L’attuale parlamentare Cinquestelle, Giulia Di Vita, alle 13.26 del 4 aprile 2012, manifestando il proprio sollievo per la riuscita dell’operazione, scriveva: “Noi si’ che possiamo recuperare Palermo, abbiamo esperienza di tragedie sfiorate e gestite attivamente!”. In merito all’esperienza, appare legittimo qualche dubbio. Altra email, questa volta, del deputato regionale Giampiero Trizzino, che, essendo all’epoca impegnato per un master, alle 13.46 del 3 aprile scriveva: “Sono a Milano fino a stasera. Nell’eventualita’ in cui non dovessi arrivare in tempo, vi lascio i recapiti” di un amico. Una valanga di cifre e informazioni affollavano la banda larga. E’ stata la deputata regionale Claudia La Rocca, a fare il punto sulle “firme totali raccolte, 1995. Firme con data di rilascio o data di scadenza (dei documenti dei sottoscrittori, ndr) circa 1700, firme con data di scadenza circa 1400. A questo punto, che Dio ce la mandi buona! “Siamo una squadra, siamo fortissimi!”. Ma l’attuale parlamentare nazionale, Claudia Mannino, subito dopo, nel bel mezzo del caos, alimentava ancora dubbi. Ennesima email: “Sono venuti a mancare dei fogli… siete pregati di riportarli comunque… Sia se ci sono firme sia se non ci sono…”.

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L’accusa sostiene che ad essere riuscita sarebbe stata solo la ricopiatura di circa 1200 firme a sostegno della lista. E per questo la Di Vita e’ stata indagata, assieme ad altre 12 persone, numero destinato ad aumentare. Lo scambio delle email testimonia chi probabilmente c’era e chi no. Pochissimi sono i riferimenti espliciti all’operazione della ricopiatura, tuttavia ammessa da quattro dei protagonisti: La Rocca, Giorgio Ciaccio, Ippolito e Stefano Paradiso. La cronaca, invece, ci porta al Tribunale di Palermo dove ieri è stata ascoltata dai pm la parlamentare Di Vita. Dieci minuti di incontro dato che sono emersi gli stessi silenzi e indisponibilita’ a collaborare, linea adottata da altri suoi colleghi pentastellati. Non solo si e’ avvalsa della facolta’ di non rispondere, ma la Mannino si è pure rifiutata di rilasciare il saggio grafico per consentire le comparazioni tra la sua scrittura e quella che era emersa dalle liste falsificate. Puntuali, invece, i suoi attacchi al M5s: “Chi, dall’interno del Movimento, sta perorando ‘altre’ cause continuerà a non avere vita facile”. Dichiarazioni che fanno emergere il clima che si respira tra i grillini in Sicilia. Anche il deputato Riccardo Nuti – sospeso dai probiviri dei 5stelle, essendo indagato – rompe il silenzio. Ma come la collega Di Vita avverte: “Per il momento accetto in silenzio, presto se ne capirà il motivo, e con fatica quotidiana la gogna e gli insulti compiaciuti che mi piovono da settimane, convinto che le indagini della magistratura confermino il mio rigore morale”.

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