Governo di scopo, i Cinquestelle divisi. Di Maio corregge Di Battista: “A Palazzo Chigi con voti di italiani”

Governo di scopo, i Cinquestelle divisi. Di Maio corregge Di Battista: “A Palazzo Chigi con voti di italiani”
Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista
14 settembre 2016

di Giuseppe Novelli


Luigi Di Maio corregge Alessandro Di Battista sulla partecipazione del MoVimento Cinque Stelle ad un eventuale governo di scopo, in caso al referendum dovesse vincere il no. “Al governo ci andiamo solo con i voti degli italiani e su questo non si transige. Ho sentito anche Alessandro (Di Battista, ndr) e siamo tutti d’accordo”, ha spiegato Di Maio. “La linea del M5s non è assolutamente cambiata. Io come tutti gli altri esponenti dei Cinque Stelle – ha sostenuto Di Maio – abbiamo sempre detto che se dovesse vincere il No, e se Renzi dovesse tenere fede alla promessa di dimettersi, in quel caso sarà il presidente della Repubblica a tracciare la strada, a decidere se sciogliere le Camere, se individuare una persona per formare un nuovo governo o se chiedere alla Camere con un governo dimissionario di approvare una legge elettorale e andare a votare. Sono tre ipotesi che faccio io, poi magari ne ha altre il presidente Mattarella”. Ma Di Battista l’apertura a un governo di scopo l’aveva fatta ieri rispondendo a una domanda sull’Italicum a La 7: “Cambiare l’Italicum? Per me deve essere cancellato. Se dovessero vincere i No Renzi se ne assume la responsabilità, fa un passo indietro. Per me si può andare al voto anche nel 2018, magari si può trovare un altro premier, un governo di scopo e fare quindi la legge elettorale”. Ma sosterrete un governo di scopo? incalzava la conduttrice: “Dipende, qualora vincesse il No al referendum il giorno dopo valuteremo”, aveva risposto Dibba. Anche il Cinquestelle Manlio Di Stefano è favorevole a un governo di scopo.

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“Il governo di scopo vuol dire redditto di cittadinanza, riforma giustizia e corruzione, per poi tornare al voto – ha detto il deputato -. Non mi sembra che Renzi abbia avuto voglia di dialogare con noi sulle riforme ma, se il Presidente della Repubblica dovesse chiederlo per fare la riforma elettorale, il M5S sarebbe pronto”. Insomma, Di Maio certa di aggiustare il tiro, limitando il contributo dei Cinque Stelle alla sola discussione in Parlamento sulla legge elettorale: “Se dovesse vincere il No probabilmente ci sarebbe un momento sulla legge elettorale ma la legge elettorale la fa il Parlamento”. E comunque, ha subito precisato, “poi bisogna vedere che legge elettorale. Questi signori vogliono modificare l’Italicum che avevano appena celebrato come la legge più importante della storia della Repubblica, la legge più bella che ci avrebbero invidiato in tutto il mondo e adesso la vogliono rimodificare dimostrando che le leggi elettorali se le fanno per proteggere le loro poltrone. Noi abbiamo questi punti fermi e non abbiamo intenzione di metterli in discussione. Non ci sarà nessuna apocalisse dopo il No, e tutto quello che si dovrà fare sarà fatto ma noi non ci mettiamo né a condividere idee di leggi elettorali come l’Italicum che poi è il Procellum , e tanto meno ci mettiamo a mettere in discussione la questione dei governi fabbricati in Parlamento dall’unione di partiti. Sono i cittadini sovrani che devono decidere”.

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