Il Guardian difende Cambridge e getta fango su Regeni

Il Guardian difende Cambridge e getta fango su Regeni
Il ricercatore italiano, Giulio Regeni
4 gennaio 2018

Con un titolo neutro “Un professore dell’universita’ di Cambridge al centro di un confronto sulla morte di Giulio Regeni” e la foto del giovane sorridente con un gattino in mano, il quotidiano progressista Guardian mette da parte le regole del buon giornalismo e scende con tutto il suo peso, come una implacabile macchina del fango, contro Regeni per scagionare da ogni responsabilita’, anche solo morale, Cambridge. Non solo il Guardian, con argomentazione capziose e tese a dimostrare una tesi predeterminata (Regeni, la morte, se l’e’ andata a cercare) difende non solo l’ateneo britannico ma anche la tutor egiziana di Regeni, smentisce che il giovane fosse a Il Cairo per conto di Cambridge, sostiene che il ricercatore era stato respinto dalla London Schhol of Economics (Lse) e da altre universita’ (il messaggio/insulto ad un morto tra le righe e’, ‘non era poi un granche’ ‘) prima di arrivare nell’antico ateneo e accusa la magistratura italiana di insistere a voler ascoltare la professoressa Maha Abdelrahman, che finora ha sempre rifiutato di farsi interrogare, perche’ non ha ricevuto risposte dall’Egitto, con cui – stilla di veleno finale – l’Italia ha riallacciato normali relazioni d’affari. Il pezzo, insultante, per il 28enne ricercatore scomparso il 25 gennaio nella capitale egiziana ed il cui corpo martoriato venne fatto ritrovare il 3 febbraio, e’ una lunga teoria di affermazioni denigratorie dell’attivita’ degli inquirenti italiani, a difesa di Cambdrige e del governo britannico (non ha mai trovato conferma ma resta l’ipotesi che i servizi segreti di Londra avessero interesse a creare un caso per far saltare i rapporti tra Il Cairo e Roma, che fu costretta a lungo a richiamare l’ambasciatore) e alla fine un affronto gratuito alla memoria di Regeni.

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Il Guardian inizia sostenendo che la tutor di Giulio, la professoressa Maha Abdelrahman, “e’ stata descritta dalla stampa italiana come riluttante a collaborare”, anche se lo stesso quotidiano non puo’ tacere che la mentore egiziana di Regeni non abbia mai accettato di rispondere alle domande agli inquirenti italiani. Cio’ in alcuno dei due tentativi dei giudici: ne’ a maggio del 2016 ne’ ad agosto del 2017. Interrogatorio che ora ci sara’ in Gran Bretagna dopo che “il ministro degli Esteri italiano (Angelino) Alfano ha ottenuto da un giudice britannico di far rispettare un mandato europeo” scrive il Guardian. Quotidiano progressista che sostiene come la professoressa Abdelrahman “sia stata falsamente descritta dalla stampa italiana come sostenitrice della Fratellanza Musulmana (movimento islamista al bando in Egitto da quando il 3 luglio 2013 e’ al potere Mohammed Abdel Fattah al Sisis autore di un golpe contro la formazione fondata nel 1928 da Hassan Al-Banna, ndr) e che questo avrebbe potuto indurre le autorita’ egiziane a sospettare di Regeni”, in quanto un suo ricercatore. Ma anche questo aspetto viene in messo in dubbio dal Guardian, che prima velenosamente scrive che “Regeni aveva fatto domanda per altri programmi di dottorato di ricerca (come se fosse un crimine) incluso alla London School of Economics (Lse), dove propose una ricerca simile ma alla fine gli vennero negati i fondi, spingendolo verso Cambridge” ma “amici ed ex colleghi di Regeni, sostengono che la sua ricerca non sia mai stata condotta su richiesta di Cambridge”.

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Il Guardian poi cita J.T. Chalcraft, professore di politica mediorientale alla Lse che “vede un legame diretto tra la tempistica dell’Italia che si concentra sulle responsabilita’ di Cambridge, ai crescenti rapporti di affari con l’Egitto. ‘Vorrei attirare l’attenzione sul fatto che il ministro degli Esteri italiano ha annunciato al Parlamento italiano il 4 settembre 2017 che gli italiani stavano effettivamente riallacciando relazioni d’affari normali con il governo che ha ucciso uno dei suoi cittadini e che in quel caso venne citata l’indagine sull’istituzione britannica’” afferma Chalcraft. Il Guardian chiude il suo ‘pezzo’, che trasuda fango per Regeni in ogni riga, citando alla fine un anonimo (“per proteggere l’istituzione”, termine che inizia ad essere abusato) collega del nostro ricercatore che afferma: “Un 28enne e’ un adulto e Regeni aveva molta esperienza. Aveva trascorso molto tempo non solo in Egitto ma anche a Damnasco, aveva vissuto sotto regimi autoritari per molto tempo. Non credo che nessuno avrebbe predetto questo (quanto gli e’ capitato, ndr) e che Cambridge potrebbe aver fatto qualcosa per impedirlo”. In sintesi, Giulio Regeni, se l’e’ andata a cercare.

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