Il dramma di un gruppo di italiani bloccati in Kenya

29 aprile 2020

“Siamo un gruppo di italiani bloccati in Kenya ormai da più di un mese, siamo oltre 500, ci troviamo in una struttura che è stata chiusa dal 19 di marzo; non c’è personale e non c’è nessuno e ci troviamo con carenza di elettricità e di acqua”. Diana Santoro e il marito, Fabiano Gaeta di Capri (Na) sono i portavoce del dramma nel dramma che sta vivendo un gruppo di turisti italiani arrivato in Kenya a fine febbraio 2020, prima che scoppiasse la pandemia di Covid-19 e rimasto bloccato dopo che le compagnie aeree hanno cancellato i voli di rientro e le strutture alberghiere in cui si trovano hanno chiuso per l’emergenza coronavirus.

Ora con i loro 2 bimbi si trovano in una sorta di limbo a Watamu, vicino Mombasa in pieno lockdown e con il coprifuoco; continuano a pagare per restare nelle case private dell’hotel ma sono senza servizi, con pochi soldi e medicinali e si sentono abbandonati. “Abbiamo tentato di prendere l’unico volo organizzato dall’ambasciata italiana il 31 marzo al costo di 1400 euro a testa con atterraggio a Malpensa – ha spiegato Diana – ha portato a casa circa 170 persone e tutti gli altri? Abbiamo comunque tentato in tutti i modi di acquistare i biglietti per i posti che inizialmente ci dava disponibili, ma al momento del pagamento la carta veniva respinta perché i posti erano terminati”.

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Diana e Fabiano, assieme ad altri italiani, hanno anche provato, invano, a rientrare in Europa tramite un volo tedesco su Francoforte. A molti, inoltre, sta scadendo il visto e a Nairobi l’ufficio Immigrazione è chiuso per l’emergenza. “Noi chiediamo aiuto per tornare a casa – ha concluso Diana – vi prego aiutateci, fateci ritornare a casa”. L’Ambasciata italiana in Kenya nei giorni scorsi aveva comunicato che a breve sarebbero stati pianificati altri voli per i quali ha invitato gli interessati a compilare un modulo online, intanto, contattate da askanews, fonti della Farnesina hanno fatto sapere che le istituzioni sono in costante contatto con i connazionali, continuano a lavorare a voli speciali per consentire il loro rientro in Italia e confidano in una positiva chiusura della vicenda.

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