Il forfait di Pfizer e Moderna, anche le aziende farmaceutiche scaricano Trump

Il forfait di Pfizer e Moderna, anche le aziende farmaceutiche scaricano Trump
Donald Trump
9 dicembre 2020

Nel giorno del V-Day nel Regno Unito, con la somministrazione delle prime dosi di vaccino (quello di Pfizer), Donald Trump ha organizzato un summit alla Casa Bianca per aggiornare sull’Operazione Warp Speed. Pfizer e Moderna, i due principali produttori americani di vaccino contro il Covid, hanno deciso di non partecipare pur essendo state invitati. Un’assenza che pesa a due giorni dalla riunione degli advisor dell’Fda (Food and Drug Administration) sul vaccino Pfizer, preludio al via libera d’emergenza e alle prime immunizzazioni in America già da venerdì. La prossima settimana la stessa commissione si riunirà per il disco verde a Moderna.

Secondo il New York Times, l’amministrazione Trump declinò l’offerta di Pfizer di acquistare un maggior numero di dosi rispetto al numero di 100 milioni fissato nell’accordo da 1,95 miliardi. “Siamo fiduciosi sul fatto di poter avere 100 milioni di dosi di vaccino Pfizer come concordato nel nostro contratto e inoltre abbiamo altri 4 vaccini candidati, comprese 100 milioni di dosi in arrivo da Moderna”, rassicurano dal dipartimento della Sanità. Durante il summit alla Casa Bianca Trump firmerà un ordine esecutivo sul vaccino all’insegna di “America First”, prima di poter fornire assistenza internazionale. E mentre Trump mette il sigillo ai suoi ultimi atti, Joe Biden risponde da Wilmington, nel Delaware, dove oggi presenta ufficialmente la sua squadra per la Sanità. Un Paese, due presidenti, altri 4 anni di campagna elettorale. La partita dell’America non è mai finita.

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Intanto, un nuovo ostacolo nel percorso accidentato verso la certificazione dell’elezione del democratico Joe Biden alla Casa Bianca. Il Texas ha presentato un ricorso alla Corte Suprema contro le modifiche alle procedure di voto nelle ultime elezioni in Georgia, Michigan, Pennsylvania e Wisconsin, chiedendo di bloccare i voti del collegio elettorale in questi quattro Stati (62 voti) e di rinviare la riunione del 14 dicembre in cui lo stesso collegio è chiamato ad eleggere formalmente il presidente. Il ricorso, annunciato dal procuratore generale Ken Paxton, accusa i dirigenti dei quattro Stati di non aver protetto dalle frodi il voto per posta – esteso a causa della pandemia – riducendo così “il peso dei voti espressi negli Stati che rispettano legalmente la struttura elettorale esposta nella costituzione”.

Il Texas chiede quindi che non siano contati i loro 62 voti nel collegio elettorale, facendo così scendere Joe Biden, che ha totalizzato 306 voti, sotto la soglia del quorum necessario (270). Si tratta di in una mossa senza precedenti nella storia americana e, se avesse successo, potrebbe consegnare la vittoria elettorale a Trump. La Corte suprema ha una maggioranza conservatrice (6 a 3) dopo le nomine di tre giudici da parte di Donald Trump.

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