La Pasqua a porte chiuse del Papa “ingabbiato” a San Pietro

La Pasqua a porte chiuse del Papa “ingabbiato” a San Pietro
10 aprile 2020

Quando ai tempi del coronavirus ha accettato di fare il primo Angelus via streaming della storia, l’otto marzo, per evitare assembramenti di fedeli in piazza San Pietro, ha subito confessato di sentirsi “ingabbiato”. Nell’intervista che ha rilasciato al giornalista britannico Austen Iverigh, nei giorni scorsi, ha confidato: “Non è facile stare chiusi in casa”. Per Papa Francesco non c’è nulla di più naturale di stare in mezzo alla gente. E’ un pontefice popolare, si rivolge sempre al “popolo di Dio”, e fin da inizio pontificato ha sempre sofferto la claustrofobia della Curia romana. Non solo: ha sempre predicato una “Chiesa in uscita”, capace di dialogare col mondo, aperta all’umanità più variegata. E’ un sacrificio, per lui, celebrare il culmine dell’anno liturgico, la settimana santa, al chiuso della basilica di San Pietro. Ma, lungi dagli appelli alle chiese strapiene levati dai sovranisti di tutto il mondo, dagli Stati Uniti al Brasile all’Italia, a rischio di aumentare il contagio in particolare tra gli anziani che più frequentano le parrocchie, ha accettato di guidare i cattolici del mondo dall’isolamento della basilica vaticana. A malincuore, ma con creatività.

Che non ci sarebbero state cerimonie in piazza San Pietro è ormai noto da oltre un mese: la prima avvisaglia fu quando il fiorista olandese che solitamente orna il colonnato berninaino di tulipani ha reso noto che quest’anno sarebbe rimasto in Olanda. L’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice, ha dovuto organizzare in tempi rapidi le celebrazioni papali che Francesco sta per presiedere senza la presenza dei fedeli, in una Basilica di San Pietro semivuota. “Eppure – nota Vatican News – mai come in questa Pasqua tanti guarderanno al Papa grazie ai mezzi di comunicazione”. Le messe mattutine a Casa Santa Marta che Francesco ha voluto vengano trasmesse in streaming ogni mattina hanno avuto il boom di ascolti, su internet o in televisione (Tv2000, Rai1), così come gli altri appuntamenti pubblici (udienza generale del mercoledì, Angelus). Jorge Mario Bergoglio, poi, ha trovato altri modi di rendersi presente.

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“La mia preoccupazione più grande – almeno, quella che avverto nella preghiera – è come accompagnare il popolo di Dio e stargli più vicino”, ha detto. La domenica delle palme, domenica scorsa, il “triduo pasquale”, che inizia questa sera con la messa “in coena Domini”, e poi la domenica di Pasqua sono state curate per dare il messaggio della vicinanza del pastore al suo gregge, nonostante tutte le limitazioni. Il Crocifisso di San Marcello e l’icona della Salus populi Romani che hanno accompagnato sia la preghiera straordinaria del 27 marzo – il Papa da solo a pregare per la fine della pandemia – sia la messa della Domenica delle Palme saranno sempre presenti. Ieri mattina, il Papa non ha presieduto la tradizionale Messa del Crisma con i sacerdoti di Roma: la celebrazione, aveva preannunciato la congregazione per il Culto divino, si terrà, a Roma come per i cattolici di tutto il mondo, a crisi finita. La messa in Coena Domini, che il Papa era solito celebrare in un carcere o in un istituto per malati, si tiene alle 18 all’altare della Cattedra senza il tradizionale rito della lavanda dei piedi.

La parola del Papa assumerà, in questo vuoto, un significato particolare. Venerdì Santo i momenti sono tradizionalmente due. Il primo è la liturgia della passione e dell’adorazione della Croce, alle 18, nella basilica di San Pietro. Il Crocifisso di San Marcello sarà coperto. Ci sarà una meditazione del Predicatore della Casa Pontificia, padre Raniero Cantalamessa, quindi il Crocifisso verrà svelato. Ci sarà l’adorazione ma non il bacio alla Croce. La sera del Venerdì Santo, alle 21, la Via Crucis non si si terrà al Colosseo, come vuole la tradizione, ma in Piazza San Pietro: scenografia non meno suggestiva, dato che con le stazioni lungo il colonnato, attorno all’obelisco e infine lungo il percorso che conduce al sagrato. Due i gruppi dei portatori della croce. Francesco, che ha moltiplicato gli appelli a favore dei carcerati ai tempi del vocid-19, ha fatto scrivere le meditazioni al carcere Due Palazzi di Padova: cinque detenuti, tra i quali un ergastolano al 41bis, una famiglia vittima di omicidio, la figlia di un ergastolano, un’educatrice, un magistrato di sorveglianza, la madre di un carcerato, una catechista, un sacerdote accusato ingiustamente, un frate volontario, un poliziotto.

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Due detenuti saranno presenti a piazza San Pietro, e con loro dei medici e infermieri del FAS, i “santi della porta accanto” accanto ai malati di coronavirus, come ha detto il Papa. La Via crucis, è anche la loro. Durante la Veglia del Sabato Santo, alle 21, non si celebreranno battesimi. La cerimonia iniziale con il fuoco avverrà alle spalle dell’altare della Confessione. Non ci saranno i lumini per i presenti e il canto delle tre invocazioni “lumen Christi” avverranno soltanto con l’accensione in sequenza delle luci della Basilica durante la processione verso l’altare della Cattedra. Suoneranno le campane di San Pietro al momento del Gloria che annuncia la resurrezione. Anche la Messa della Domenica di Pasqua, che il Papa celebrerà alle 11 all’altare della Cattedra, sarà sobria. Al termine della Messa Francesco si recherà in sacrestia a togliere e i paramenti, quindi tornerà in Basilica davanti all’altare della Confessione, e qui – non dal loggione centrale – impartirà la benedizione pasquale e pronuncerà il messaggio Urbi et Orbi: alla città e al mondo, mai come in questo momento uniti dal dramma della pandemia, mai come in questo momento desiderosi che il vuoto del sepolcro sia segno di risurrezione. askanews

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