Le banche Popolari cercano confronto con Renzi per riforma condivisa

Le banche Popolari cercano confronto con Renzi per riforma condivisa
4 febbraio 2015

Le banche popolari mantengono le critiche al decreto del governo per la trasformazione in Spa ma confermano la volontà di modernizzare il sistema e si dichiarano disponibili ad “un confronto con il governo, nella speranza di contribuire all’individuazione di una soluzione condivisa, nell’interesse del sistema e del paese”. “Modernizzare – si legge in un comunicato – vuol dire riformare e non cancellare”. Assopopolari punta all’apertura di un tavolo con il governo per scrivere la riforma del settore con la volontà di presentare una serie di proposte. E le popolari marciano compatte. Al cda odierno di Assopopolari smentite le indiscrezioni di incrinature tra gli istituti quotati e non sulla riforma.

“Non penso proprio”, ha detto Gianni Zonin di Banca popolare di Vicenza in merito a eventuali divisioni interne. E sulle ipotesi che le popolari non quotate siano esclude dalla riforma Zonin ha dichiarato che “se c’è una riforma è per tutti. L’importante è che sia una buona riforma”. Il presidente del consiglio di sorveglianza di Bpm, Piero Giarda, al termine della riunione ha annunciato che il presdiente dell’associazione Ettore Caselli presenterà la settimana prossima in audizione alla commissione Finanze della Camera la posizione comune di Assopopolari rispetto al decreto di riforma del settore varato dal governo.

Sulla riforma d’altra parte il premier Matteo Renzi è stato molto chiaro. La trasformazione delle dieci più grandi serve ad aumentare la credibilità e la solidità del sistema e dell’Italia. Dopo diversi tentativi nelle precedenti legislature di riformare il settore il governo Renzi è deciso ad andare fino in fondo e lo stesso premier ha detto che se sarà necessario porrà la fiducia sul decreto. Da Assopopolari è arrivata una serie di osservazioni alle motivazioni del governo sulla riforma. In particolare “il concetto di mutualità viene oggi declinato con il facilmente misurabile impegno nei confronti dell’economia reale e dello sviluppo competitivo dei territori, nonché nelle forme diversificate di impegno sociale.

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L’associazione rileva poi che la patrimonializzazione delle popolari coinvolte dal decreto è adeguata, come testimoniato dall’avvenuto superamento dei recenti test BCE. Infine la dimensione dell’attivo non è incompatibile con la mutualità, come è dimostrato dalla presenza sui mercati internazionali di Banche cooperative con attivi abbondantemente superiori ai 1.000 miliardi. E sempre oggi il cda dell’associazione ha ricevuto le osservazioni della commissione dei tre saggi indipendenti Tantazzi, Marchetti e Quadrio Curzio tra le quali ci sono anche dubbi di legittimità costituzionale sul decreto.

I tre “saggi” hanno illustrato diverse alternative, fondate su una più significativa apertura al capitale nella formazione degli organi di governo della Popolare cooperativa ovvero, nella diversa prospettiva di forzosa conversione in spa, sulla ponderazione del voto di capitale, con particolare favore per i soci con possesso azionario limitato/durevole”.

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