Letta prende in mano dossier Roma e nomina due vice “nativi Pd”

Letta prende in mano dossier Roma e nomina due vice “nativi Pd”
Enrico Letta
18 marzo 2021

Il candidato sindaco per Roma si deciderà senza “fughe in avanti”, Enrico Letta non intende essere messo di fronte ad un fatto compiuto e poche ore dalla sua elezione all’unanimità a segretario del Pd. La “disponibilità” di Roberto Gualtieri fatta trapelare ieri da fonti del Pd romano sembrava appunto un’operazione fatta per costringere il neosegretario a prendere atto di una situazione, ma Letta è intervenuto in maniera decisa stoppando tutto e incontrando l’ex ministro dell’Economia. Un colloquio che lo stesso Gualtieri definisce “lungo”, in un post su Facebook nel quale parla di “sintonia” con Letta, chiarendo che la riflessione è ancora in corso. Il punto, spiega un parlamentare Pd, è che il leader democratico non intende fare suo esordio elettorale da segretario rischiando di restare fuori dal ballottaggio nella Capitale.

“E’ questo il rischio che si corre – dice il parlamentare democratico – a Roma ci sono già in campo Virginia Raggi e Carlo Calenda: candidare Gualtieri senza un accordo con il resto del centrosinistra e con i 5 stelle equivale ad una roulette russa. Nessuno può dire che dei tre arriverebbe al ballottaggio”. Senza contare che una candidatura del Pd in solitaria, senza nemmeno un tentativo di consultazione con il resto del centrosinistra e con M5s, sarebbe esattamente il contrario della linea illustrata da Letta domenica all’assemblea del partito. Il segretario Pd stima Gualtieri – “è un ottimo nome”, ha detto ieri alla stampa estera – ma è fondamentale il metodo con il quale si arriva a definire la candidatura. In assemblea Letta da un lato ha richiamato il rispetto delle regole interne di funzionamento del Pd, dall’altro ha spiegato qual è la sua strategia in tema di alleanze: avviare un dialogo innanzitutto con tutte le forze del centrosinistra – da Sinistra italiana fino appunto ad Azione, passando persino per Italia viva di Matteo Renzi – e poi andare al confronto con M5s. L’opposto, dunque, di un Pd che annuncia in solitudine un candidato che andrebbe in competizione quelli dei potenziali alleati.

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Letta intende dunque gestire personalmente la faccenda, già ieri sera ha fatto il punto con i segretari del Pd del Lazio e di Roma, per chiarire le “regole d’ingaggio”. Con loro lavorerà anche nelle prossime settimane, con l’obiettivo di arrivare a una soluzione entro il mese di aprile. Ma già nei prossimi giorni parlerà anche con Calenda, che stasera ha assicurato “massima disponibilità” al confronto con il Pd. “Enrico ha pure messo Irene Tinagli come vice-segretario. Più vicini di così non potremmo essere”. Certo, ha aggiunto, “io non metterò mai davanti me davanti a un lavoro che è utile per Roma. Segnalo solo che io mi sono fatto la città buca per buca, andando a vedere tutti i quartieri, i problemi urbanistici irrisolti”. Altro fronte è quello dei capigruppo in Parlamento, che la sinistra del partito vorrebbe rimettere in discussione.

Sia Andrea Marcucci che Graziano Delrio, raccontano, hanno parlato in queste ore con il nuovo segretario per preparare le assemblee dei gruppi della prossima settimana alle quali Letta parteciperà. Il tema di un avvicendamento alla guida dei gruppi, assicurano però sia da Montecitorio che da palazzo Madama, non sarebbe stato sollevato durante i contatti di queste ore e ogni ipotesi dovrebbe comunque fare i conti con i numeri, visto che i presidenti dei gruppi sono eletti dai parlamentari. Difficile, insomma, pensare ad azioni di forza. Intanto arrivano i nomi dei due vice-segretari: Letta, raccontano, ha scelto da solo Irene Tinagli e Peppe Provenzano, nomi selezionati in base alla frequentazione tenuta con entrambi in questi anni. Profili scelti con cura, tutti e due ‘nativi democratici’, erano nella costituente del Pd del 2007, hanno molti punti in comune: curricula ineccepibili, entrambi con esperienza istituzionale. Tinagli, in particolare, ricopre una posizione chiave in Europa, anche in vista della rinegoziazione del patto di stabilità di cui Letta ha parlato domenica scorsa. Insomma, due volti che incarnano il Pd che il nuovo segretario ha in mente di costruire.

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