Lorenzin fa mea culpa: “La prima campagna era proprio brutta”. Ecco come funziona il Fertility Day nel mondo

Lorenzin fa mea culpa: “La prima campagna era proprio brutta”. Ecco come funziona il Fertility Day nel mondo
22 settembre 2016

di Giuseppe Novelli

Nel giorno del Fertility Day Beatrice Lorenzin fa mea culpa dopo la bufera di polemiche scoppiata su uno degli otto opuscoli della campagna pubblicitaria promossa dal Ministero della Salute ritenuto “razzista” e con tanto di immagine copiata da una pubblicità inglese: “La prima era proprio brutta; ma io faccio il ministro e non il comunicatore. Io ho verificato la nuova campagna e il motivo per cui ho rimosso il direttore è che la foto che ho autorizzato non era quella poi passata”. Poi taglia corto: “Che io – ha aggiunto il ministro – debba passare intere giornate a fare speculazioni su una foto della campagna non va bene, posso occuparmene un giorno, ma poi chi è responsabile dell’accaduto va a casa”. Lorenzin ha ripetuto che le era stata presentata una foto diversa da quella in oggetto: “Perché fosse diversa non lo so e i responsabili se ne devono assumere la responsabilità, ma al di là di questo – ha concluso – è importante parlare del problema di salute legato all’infertilità, ed è importante rilanciare l’attenzione sulle malattie sessualmente trasmesse, che sono in aumento”. Alla manifestazione non sono mancate le proteste: chi con in mano clessidre, chi con cuscini per dire di essere in attesa ma “di diritti, welfare, diritto allo studio, ambiente sano e adozioni per le coppie omosessuali”. I manifestanti, all’ingresso di via Alibert, dove si è svolta una delle tavole rotonde, hanno chiesto le dimissioni del ministro e di essere ricevuti all’interno per poter parlare. Molti gli slogan con l’hashtag #sonoin attesa, come ad esempio “di un ambiente sano”, “di asili nido nelle università”. Sono circa una settantina le persone che partecipano alla protesta del Fertility Fake partita sul web e che ha visto l’adesione di alcune organizzazioni e associazioni, tra cui Cgil, Arci, Act, Artemisia, Rete della conoscenza, Anddos, Unite in rete, Libere tutte, Coordinamento contro la violenza di genere e il sessismo, A Sud e Udi, Unione donne in Italia.

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Ecco i metodi più creativi provati ai quattro angoli del pianeta per tentare di aumentare i tassi di natalità.

DANIMARCA Nel 2014, anno con i tassi di natalità ai minimi storici nel Paese scandinavo, è stato lanciato uno spot dal suggestivo titolo “Fatelo per la Danimarca”. Partendo da un sondaggio secondo cui il tempo dedicato al sesso per i danesi in vacanza cresce del 46% (e il 10% dei bambini è concepito durante le ferie), lo spot dell’agenzia Spies Travel invitava a prenotare un viaggio romantico, offrendo uno “sconto ovulazione” e kit prima infanzia per tre anni alle coppie che avrebbero provato l’avvenuta fecondazione durante la vacanza. Sempre la Spies Travel l’anno scorso ha lanciato offerte speciali per le aspiranti nonne che volessero regalare un viaggio concentrato su attività sportive ai figli, sperando che sarebbe servito a far nascere il nipotino (lo sport incrementerebbe il desiderio sessuale).

RUSSIA Il problema demografico è uno dei grandi problemi della società russa post-sovietica, anche se i tassi di natalità si stanno stabilizzando. Vladimir Putin ne ha fatto una delle priorità dei suoi primi due mandati e nel 2007 il governo dichiarò il 12 settembre “Giorno Nazionale del Concepimento”, puntando a vedere i primi risultati esattamente nove mesi dopo, il 12 giugno, giorno della festa nazionale russa: per le mamme dei nati in questa data, frigoriferi, automobili, altri premi. La campagna è stata battezzata “Partorisci un patriota nel Giorno della Russia”, in alcune regioni era già partita nel 2005 e ogni anno vengono assegnati premi speciali: a Uljanovsk, patria della casa automobilistica Uaz, quest’anno è stata messa in palio un’automobile, modello “Patriota”, appunto.

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SINGAPORE A Singapore nel 2012 fu lanciata la “Notte nazionale”, una campagna co-firmata dalla Mentos (quella dell'”esplosione di gusto”) per incoraggiare le coppie della megalopoli a far “esplodere il patriottismo” e migliorare il tasso di natalità fermo allo 0,78% per donna. In uno spot gettonatissimo, un rapper con l’alito fresco di mentina scandiva: “sono un marito patriottico tu sei la mia patriottica moglie, adempiamo al nostro dovere civico.. (….) il tasso di natalità non può salire da solo”.

ROMANIA Nel 1966, la Romania sulla soglia del tasso zero di natalità, aggiunse agli incentivi economici e fiscali per le coppie con figli, una serie di ‘disincentivi’ sotto forma di aumento delle tasse per uomini e donne sopra i 25 anni e senza bambini, indipendentemente dal fatto che fossero sposati o meno. Balzelli pesanti, sino al 20% del loro reddito. Il divorzio, contemporaneamente, divenne un’impresa al limite dell’impossibile: nel 1967 lo ottennero 28 coppie, contro i circa 26mila divorzi dell’anno precedente. La politica punitiva funzionò nell’immediato, con un netto incremento delle nascite sul brevissimo termine, poi il tasso di natalità tornò a calare. Tanto che il regime di Nicolae Ceausescu arrivò a misure assurde, come visite ginecologiche mensili obbligatorie per registrare gravidanze ai primi stadi e assicurarsi che non venissero interrotte.

GIAPPONE In Giappone, altro Paese di minaccioso declino demografico, una università si è lanciata sei anni fa nella crociata pro-nascite con “Yotaro”, un robot-bambino che piange, ha il naso che cola, ride se gli fai il solletico, esprime emozioni di dolore: l’idea è di suscitare sentimenti di maternità e paternità con il bimbo-robot, sperando di indurre la voglia di avere un vero figlio.

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COREA DEL SUD La campagna governativa a favore di famiglie meno numerose portata avanti negli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso ha contribuito all’invecchiamento della Corea del Sud, a ritmi che, se immutati, possono portare alla totale estinzione della popolazione nel 2750. Oltre a misure per facilitare la vita alle coppie con più figli, il governo ha varato incentivi per chi va oltre i due bambini e si è cimentato in iniziative decisamente creative. Nel 2010, ad esempio, fu lanciato il “Giorno della Famiglia”, ovvero il terzo mercoledì di ogni mese, quando le luci degli uffici dovevano essere spente alle 19.30: tutti a casa, a fare figli o prendersene più cura.

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