L’uccisione di Sarah, il caso Avetrana in Cassazione. L’ultimo processo 7 anni dopo

L’uccisione di Sarah, il caso Avetrana in Cassazione. L’ultimo processo 7 anni dopo
20 febbraio 2017

Potrebbe arrivare oggi la parola fine, dopo quasi 7 anni, sul delitto di Avetrana: la prima sezione penale della Cassazione e’ chiamata infatti a decidere se confermare o meno la sentenza di condanna all’ergastolo per Cosima Serrano (foto,sx) e Sabrina Misseri (foto,dx), madre e figlia, accusate di aver ucciso nell’agosto 2010 la quindicenne Sarah Scazzi, loro cugina e nipote, trovata senza vita in una cisterna d’acqua nelle campagne circostanti Avetrana, in provincia di Taranto. Si tratta di uno dei delitti che piu’ hanno scosso l’opinione pubblica negli ultimi anni: una storia familiare difficile, una vicenda giudiziaria non priva di colpi di scena. Sarah Scazzi (foto, centro) figlia della sorella di Cosima Serrano, scomparve il 26 agosto 2010: per lei la famiglia della zia, sposata con Michele Misseri e madre della sue cugine Sabrina e Valentina, era una seconda famiglia, con la quale trascorreva gran parte del tempo. Il giorno della scomparsa, Sarah aveva un appuntamento per andare al mare con un’amica, ma non si presento’. Oltre un mese di ricerche, poi, fu lo zio Michele a confessare quanto accaduto: affermo’ il 6 ottobre di essere stato lui ad uccidere l’adolescente, e a nasconderne il cadavere in un pozzo. Una versione dei fatti modificata qualche giorno dopo, quando l’uomo chiamo’ invece in causa la figlia Sabrina: Michele Misseri, nel corso del processo, e’ piu’ volte tornato ad autoaccusarsi, ma, secondo gli inquirenti, il suo e’ stato sempre solo un tentativo di proteggere moglie e figlia da una pesante condanna.

IL VERDETTO Una condanna al carcere a vita, quella che la Corte d’assise di Taranto prima e la Corte d’assise d’appello poi hanno inflitto alle due donne, che si sono sempre proclamate innocenti. Sono sei i ricorsi che domani la Cassazione dovra’ esaminare contro la sentenza emessa dalla Corte d’assise d’appello di Taranto il 27 luglio del 2015 (un lungo lasso di tempo ha separato la lettura del dispositivo dal deposito delle motivazioni, avvenuto il 29 agosto scorso, con il rischio di scarcerazione, paventato da alcuni, per decorrenza dei termini di custodia cautelare di Sabrina Misseri e Cosima Serrano, fatto per cui il Guardasigilli Andrea Orlando incarico’ l’Ispettorato di via Arenula di compiere accertamenti): oltre a quelli presentati dalle difese di Cosima Serrano, di Sabrina e Michele Misseri (condannato a 8 anni di reclusione per soppressione di cadavere e inquinamento delle prove), la Corte vagliera’ i ricorsi di Carmine Misseri, fratello di Michele, condannato in secondo grado a 5 anni e 11 mesi per concorso in soppressione di cadavere, di Vito Russo junior, ex legale di Sabrina Misseri, e di Giuseppe Nigro (condannati entrambi a un anno e 4 mesi per favoreggiamento personale). Il verdetto dei supremi giudici e’ atteso per la tarda serata di oggi: si tratta dell’unica udienza fissata a ruolo, ma i tempi potrebbero allungarsi data la complessita’ delle questioni sollevate e, dunque, la durata delle arringhe degli avvocati, tra cui quella del professor Franco Coppi, difensore di Sabrina. La ragazza e’ accusata, assieme alla madre, di omicidio volontario premeditato aggravato, sequestro di persona e soppressione di cadavere: secondo l’accusa, “una la teneva, l’altra la strangolava”. Sabrina Misseri e’ in carcere a Taranto dal 15 ottobre del 2010: piu’ volte i suoi legali hanno chiesto che potesse essere trasferita in un convento ma tale istanza e’ sempre stata rigettata. Anche sua madre e’ detenuta nello stesso penitenziario, dal maggio 2011.

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