L’ultimo saluto a Emmanuel Chidi Nnamdi. Don Vinicio: “Noi perdoniamo tutti”

L’ultimo saluto a Emmanuel Chidi Nnamdi. Don Vinicio: “Noi perdoniamo tutti”
10 luglio 2016

di Maurizio Balistreri

Emmanuel-Chidi-Nnamdi-chynereSi sono svolti nel Duomo di Fermo i funerali di Emmanuel Chidi Nnamdi, il migrante nigeriano morto dopo una colluttazione con il 39enne fermano Amedeo Mancini. La celebrazione delle esequie è stata affidata all’arcivescovo mons. Luigi Conti e al sacerdote don Vittorio Albanesi. “Anche l’aggressore di Emmanuel Chidi Nnamdi è una vittima e se qualcuno lo avesse aiutato a controllare la sua istintività, la sua aggressività avrebbe fatto bene”. Parla di Mancini, Monsignor Vinicio Albanesi mentre accompagna il feretro del profugo ucciso il nigeriano che aveva ospitato insieme con la compagna nella comunità di Capodarco dov’è responsabile, “Noi perdoniamo tutti, noi accogliamo tutti”, aggiunge. Alle 18 sono iniziati i funerali del 36enne: sopra al feretro un cuscino di rose rosse e la foto del giovane migrante nel giorno in cui don Vinicio lo aveva simbolicamente unito in matrimonio con la sua compagna Chinyere. In rappresentanza del governo il ministro Maria Elena Boschi. Presente anche la presidente della Camera Laura Boldrini e l’eurodeputata ed ex ministro Kyenge nel 2015 chiamata da Calderoli “orango”.

“E’ doveroso essere qui, dobbiamo stare vicini alle autorità locali e accompagnarle nella loro battaglia contro il razzismo”, aveva detto la presidente Boldrini, in diretta su Sky Tg24, poco prima dell’inizio dei funerali. “Ritengo – ha aggiunto – che vada rinviata al mittente l’accusa che Fermo sia un luogo razzista. Nessun luogo è razzista di per sé ma possono esserci elementi che praticano il razzismo”. Però, in ogni caso, ha sottolineato la Boldrini, “chi dice ‘scimmia africana’ a una donna non lo fa per essere gentile, e derubricare questo come una battuta goliardica è molto grave” e anche questo “lo rinvio al mittente”. C’è anche il messaggio del Papa: “Dio è anche nel migrante che vogliono cacciare” Nell’Angelus della domenica Papa Francesco enuncia la parabola del buon Samaritano e il riferimento non è casuale: il Pontefice si riferisce alla morte del nigeriano ucciso a Fermo (“quel migrante che volevano cacciare via” dice il Papa), un esempio concreto di razzismo che allontana il prossimo, che separa. Chi è il mio prossimo? Chi devo amare come me stesso? I miei parenti? I miei amici? I miei connazionali? Quelli della mia stessa religione?”.

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