Mafia, 13 arresti nel feudo di Matteo Messina Denaro

16 giugno 2020

Operazione antimafia a Castellammare del Golfo. I carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Trapani, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, hanno tratto in arresto 13 persone e ne denunciato altre 11 in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Palermo. Tra gli arrestati c’è anche il reggente del clan, Francesco Domingo, soprannominato “Tempesta”, considerato fedelissimo di Messina Denaro e già condannato per associazione mafiosa. Indagato il sindaco di Castellammare Nicola Rizzo, eletto nel 2018 con una lista civica di centrodestra. I reati contestati sono associazione di tipo mafioso, estorsione, furto, favoreggiamento, violazione della sorveglianza speciale e altro, tutti aggravati dal metodo mafioso.

Gli investigatori hanno fatto luce sui legami che il boss di Castellammare del Golfo manteneva con esponenti delle famiglie mafiose d’oltreoceano, in particolare con quelli della famiglia mafiosa dei Bonanno di New York che in più occasioni andavano a rendere visita a Domingo aggiornandolo sulle dinamiche mafiose statunitensi e chiedendo l’autorizzazione per interagire con altri esponenti mafiosi del mandamento di Alcamo. In corso anche decine di perquisizioni. Le indagini sono state coordinate dal procuratore capo di Palermo Francesco Lo Voi, dal procuratore aggiunto Paolo Guido e dai sostituti Gianluca De Leo e Francesca Dessì, ed hanno permesso di disarticolare la famiglia mafiosa di Castellamare del Golfo, che nonostante i dissidi interni vede saldamente al vertice il pregiudicato Francesco Domingo, già condannato a 19 anni di carcere per associazione di tipo mafioso ed altro e ritornato in libertà nel marzo del 2015.

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La famiglia mafiosa di Castellamare del Golfo, aggregata a quella di Alcamo dopo la prima guerra di mafia degli anni ’80, era stata ricostituita nel 1993 e la reggenza fu affidata a Gioacchino Calabrò. Ma successivamente, come accertato dagli investigatori, Domingo aveva ereditato la reggenza dal 1997 fino al 2004, continuando ad esercitare, per alcuni anni, il suo potere anche dall’interno del carcere. Nell’ambito dell’operazione sono state denunciate per vari reati, tutti aggravati dall’aver agevolato Cosa Nostra, altre 11 persone. I carabinieri, su disposizione della Dda hanno perquisito anche l’abitazione e l’ufficio del sindaco di Castellammare, Nicola Rizzo, il quale è stato destinatario di informazione di garanzia. Indagato anche un ex consigliere comunale che aveva chiesto a Domingo di attivarsi per il recupero di un mezzo agricolo che gli era stato rubato, e un avvocato, ex consigliere comunale di Trapani, che avrebbe concorso con Domingo e Virga nella estorsione ad un imprenditore agricolo.

Dopo aver scontato la lunga pena in carcere, Domingo aveva subito riassunto il ruolo di capo famiglia, disponendo di una nutrita schiera di accoliti. In seno a Cosa nostra tutti gli riconoscevano il ruolo: era stato infatti interessato dal boss trapanese Francesco Virga, oggi raggiunto da una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere per associazione mafiosa ed estorsione, per costringere, insieme a Diego Angileri, un imprenditore agricolo castellammarese a cedere un vasto appezzamento di terreno che conduceva nelle contrade di Marsala. Dalle indagini emerge anche che la famiglia mafiosa di Castellamare del Golfo era molto attiva nel controllo delle attività economiche, realizzando intimidazioni ed estorsioni. Nel mirino erano soprattutto imprenditori agricoli ed edili costretti, con minacce e violenze, a versare somme di denaro al clan.

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