Mafia, quattro fermati per tre omicidi nel palermitano

29 novembre 2016

Quattro appartenenti alla famiglia mafiosa di Carini sono stati fermati dai carabinieri di Palermo perché ritenuti responsabili degli omicidi, avvenuti a Carini, di Antonino Failla e Giuseppe Mazzamuto, uccisi con il metodo della lupara bianca il 26 aprile 1999, e di Francesco Giambanco, assassinato il 16 dicembre 2000. I fermati sono Ferdinando Gallina, 39 anni, ricercato; Giovan Battista Pipitone, 67 anni; Salvatore Cataldo, 67 anni e Antonino Di Maggio, di 62. Il provvedimento di fermo è stato emesso dalla Procura di Palermo guidata da Francesco Lo Voi. Le indagini sono state coordinate dall’aggiunto Vittorio Teresi e dei sostituti Annamaria Picozzi, Amelia Luise e Roberto Tartaglia.

La svolta alle indagini arriva dalle recenti dichiarazioni del neo collaboratore di giustizia Antonino Pipitone (uomo d’onore della famiglia mafiosa di Carini, condannato all’ergastolo per l’omicidio di Giuseppe D’Angelo) e quelle del 2008 del pentito Gaspare Pulizzi. Secondo quanto ricostruito dai militari, Giovan Battista Pipitone, Antonino Di Maggio e Salvatore Cataldo, insieme a Gaspare Pulizzi e Vincenzo Pipitone, attirarono in un’abitazione Antonino Faillae Giuseppe Mazzamuto, ritenuti responsabili di un incendio. I due vennero uccisi il primo a colpi di accetta e il secondo con un colpo d’arma da fuoco. I cadaveri non sono stati mai ritrovati. Ferdinando Gallina detto Freddy, in concorso con Antonino Pipitone, Gaspare Pulizzi e Giovanni Cataldo (deceduto), uccisero di Francesco Giambanco colpendolo alla testa con un bastone e nascosero il cadavere nel bagagliaio di un auto che venne data alle fiamme. L’ordine di uccidere Giambanco proveniva dal capo della famiglia mafiosa di Carini, Giovan Battista Pipitone, e dal fratello Vincenzo, che lo ritenevano responsabile della scomparsa di Federico Davì e di alcuni incendi verificatisi nel territorio di Carini.

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