Di Maio pronto a sfidare Salvini su flat tax e autonomia. Fico: M5s diventi partito

Di Maio pronto a sfidare Salvini su flat tax e autonomia. Fico: M5s diventi partito
Roberto Fico e Luigi Di Maio
29 maggio 2019

Luigi Di Maio supera lo scoglio dell’assemblea dei parlamentari del M5S: chiede in apertura ai colleghi di gruppo di pronunciarsi sul destino della maggioranza gialloverde e rivendica la scelta di sottoporsi al voto online degli iscritti (in programma domani per tutta la giornata). La lunga riunione per i gruppi M5s di Camera e Senato, in assemblea, per la prima volta, si svolge senza gli staff della comunicazione. Su richiesta di 15 parlamentari, infatti, hanno lasciato la sala di Montecitorio.

Presente, per la prima volta da quando e’ stato eletto presidente della Camera, anche Roberto Fico, che interviene subito sull’ordine dei lavori per spiegare, con senso istituzionale, che se si parlera’ di governo lascera’ la riunione per farvi ritorno quando si discutera’ di M5s. “Il problema non e’ Luigi, ma siamo tutti e dobbiamo lavorare insieme. Serve piu’ lavoro sul territorio”, sottolinea Roberto Fico che per questo considererebbe, di fatto, superflua la votazione online. “E’ da vecchia politica mettere in discussione il capo politico dopo una sconfitta dopo le prime elezioni”, aggiunge in un passaggio del suo intervento. “Vogliamo provare a diventare un partito politico classico oppure vogliamo provare a fare il Movimento 5 stelle, che e’ molto piu’ difficile? Non ho soluzioni, penso che dobbiamo trovare una via”, dunque esorta Fico.

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Luigi Di Maio tiene duro sul voto chiesto online agli iscritti, anche se in assemblea non manca chi, come la deputata Emanuela Corda, gli chiede di rinunciarvi perche’ ha tutta la fiducia dell’assemblea. “Ho chiesto” agli iscritti di pronunciarsi “perche’ anche io ho una dignita’ e negli ultimi due giorni mi sono sentito dire di tutto”, ha spiegato Di Maio. “A me non me ne frega nulla della poltrona. Non sto attaccato al ruolo di capo politico, ci ho sempre messo la faccia e continuero’ a mettercela. Incassa l’endorsement di Alessandro Di Battista: “Luigi – dice il volto più noto fra quelli della vecchia guardia – ti chiedo scusa per non aver fatto abbastanza in questi mesi per aiutarti”. E tiene duro sulla consultazione della piattaforma Rousseau: “Ho una dignità, in questi giorni mi è stato detto di tutto”.

Fra gli interventi, la deputata Emanuela Corda gli propone di rinunciare, confermandogli la fiducia. Ma i suoi fedelissimi fanno sapere che non se ne parla: “È eletto dagli iscritti non dai parlamentari”, dicono. L’assemblea è ancora in corso, fra gli interventi si segnala quello di Gianluigi Paragone il giornalista-senatore che gli ha chiesto di rinunciare a una parte degli incarichi. Chiede lui a Di Maio di confermare la fiducia nei suoi confronti, dice di essere stato frainteso, che i giornalisti che lo hanno intervistato non hanno riferito correttamente il suo pensiero, ma non convince troppo i colleghi.

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Clima tranquillo, giura chi partecipa alla riunione, anche perché l’apertura di una crisi significherebbe per molti la probabilità di tornare a casa e non poter fare un’altra legislatura: perché al secondo mandato o perché appare al momento improbabile un corposo recupero di consensi del M5S, che ha perso in poco più di un anno circa metà dei suoi voti. Quanto alle prospettive del governo, gli uomini di Di Maio brontolano per la lettera dell’Ue sui conti pubblici: “Debito del 2018? Roba di Gentiloni, ma scrivono a noi…”. E giurano di vedere prospettive meno fosche di quelle immaginate a Bruxelles, anche per l’andamento “migliore del previsto” dei risultati della lotta all’evasione. Quanto all’offensiva politica di Matteo Salvini, “se la Lega ha pronte le proposte sulla flat tax e l’autonomia differenziata, noi siamo pronti a leggerli”. La sfida continua, domani è un altro giorno ma il M5S per il momento non vuole far cadere la sedia su cui siede il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.

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