Meloni al Senato: difesa al 2% del Pil, sicurezza sul lavoro e rapporto “leale ma non subalterno” con Trump

Giorgia Meloni

Giorgia Meloni

Nel corso del suo premier time al Senato, il primo dall’inizio del 2024, Giorgia Meloni ha tracciato le linee guida del suo governo per i prossimi mesi, toccando temi caldi come la spesa per la difesa, la sicurezza sul lavoro, i rapporti con gli Stati Uniti e le riforme istituzionali.

La presidente del Consiglio ha confermato l’obiettivo di portare la spesa militare italiana al 2% del Pil entro il 2025, un traguardo che, ha sottolineato, è stato assunto da tutti i governi senza distinzioni politiche. Meloni ha ribadito la necessità di rafforzare il “pilastro europeo della Nato”, con particolare attenzione al fianco Sud, evidenziando che “la libertà ha un prezzo” e che delegare la propria sicurezza ad altri significa perdere parte del controllo sul proprio destino.

Sicurezza sul lavoro

Sul fronte interno, la premier ha annunciato un incontro imminente con i sindacati per discutere l’impiego di 650 milioni di euro destinati a contrastare gli infortuni sul lavoro, definita una “piaga che non possiamo più tollerare”. Meloni ha assicurato un confronto “senza pregiudizi” per ottimizzare queste risorse, sottolineando l’importanza di un lavoro condiviso su un tema che coinvolge tutti.

Scontro con Renzi

Il dibattito si è surriscaldato in un battibecco con Matteo Renzi, che ha definito Meloni “campionessa dell’incoerenza” e ha ironizzato sulla riforma del premierato, da lui definita “madre di tutte le riforme” e ora “una suocera di cui non parla nessuno”. La risposta della premier è stata sarcastica: “Non ho capito la domanda”. Meloni ha ribadito che la riforma resta una priorità, ma “dipende dal Parlamento” e si è detta favorevole all’introduzione delle preferenze nella legge elettorale. Infine, ha escluso dimissioni in caso di sconfitta referendaria, con una stoccata diretta a Renzi: “Lo farei volentieri, ma non farò mai ciò che ha già fatto lei”.

Rapporto con gli Usa: “Lealtà ma non subalternità”

Sul fronte internazionale, Meloni ha risposto alle accuse del Pd, che l’ha accusata di aver promesso a Donald Trump 40 miliardi di euro a spese degli italiani. La premier ha parlato di “propaganda” e ha rivendicato un rapporto improntato alla “lealtà ma non alla subalternità”. Sul possibile aumento degli acquisti di gas naturale liquefatto dagli Stati Uniti, ha precisato che ogni decisione sarà presa valutando “le nostre necessità e il nostro vantaggio”, mantenendo una strategia di diversificazione delle fonti energetiche.

Meloni ha rivendicato i risultati economici del governo, citando lo “spread più che dimezzato”, il “rinnovato appeal dei titoli pubblici” e la creazione di un milione di posti di lavoro. Dati contestati soprattutto dal Movimento 5 Stelle, con il capogruppo Stefano Patuanelli che ha messo in dubbio i numeri. La premier ha replicato invitando a non dipingere un’Italia perfetta, ma “una nazione dove le cose vanno meglio rispetto al passato”.

Migranti e crisi internazionali

Rispondendo a un’interrogazione di Lucio Malan (FdI), Meloni ha annunciato che entro la fine della settimana oltre il 25% dei migranti trattenuti in Albania sarà rimpatriato, sottolineando la rapidità delle procedure adottate. Sui conflitti internazionali, la premier ha confermato il sostegno all’Ucraina e agli sforzi americani per una pace duratura, oltre a ribadire l’appoggio alle iniziative dei paesi arabi per la fine delle ostilità in Medio Oriente, senza entrare nel merito del piano di Netanyahu per Gaza.

Sanità: botta e risposta con la sinistra

Meloni ha respinto le critiche del centrosinistra sulle liste d’attesa e la gestione della sanità, ricordando che le risorse vengono stanziate ogni anno ma sono le Regioni a gestirle. La leader del Pd Elly Schlein ha accusato il governo di tagli alla sanità pubblica e di “mentire” sulla situazione, denunciando quasi 5 milioni di italiani che non riescono a curarsi.
Il premier time di Giorgia Meloni ha mostrato un governo deciso a mantenere gli impegni presi, con un occhio attento alle sfide interne ed esterne, ma anche pronto al confronto con sindacati e Parlamento. Tra scontri politici e promesse concrete, la premier conferma la sua linea di governo: fermezza, pragmatismo e una strategia di autonomia nazionale nel contesto internazionale.