Meloni, ultima chiamata: “Storace vieni con noi”

23 marzo 2014

“A Francesco Storace diciamo che se condividiamo la stessa storia, perché non possiamo condividere la stessa bandiera?”. Giorgia Meloni sceglie la conclusione del lungo discorso pronunciato in occasione della prima assemblea nazionale di Fdi-An per lanciare l’appello, forse l’ultimo, all’ex governatore del Lazio. “C’è in ballo la sopravvivenza della destra in Europa – intima la Meloni – di fronte a questo tutto il resto dovrebbe passare in secondo piano”.

Le parole della presidente del partito svelano l’importanza della posta in palio. Nonostante la sicurezza ostentata (“i sondaggi ci hanno sempre sottostimato, se ora ci danno al 3% vuol dire che siamo al 6”), la partita di Strasburgo è troppo delicata per lasciare qualcosa di intentato. E così la leader rinnova l’appello anche agli esponenti del proprio partito: “Chiediamo a tutti i dirigenti apicali, anche ai coordinatori locali, di accettare la sfida e avanzare la propria candidatura”. Non sarà perdonato, invece, “chi latiterà in questo momento del bisogno sperando di candidarsi in competizioni meno impegnative”. Un proposito che Giorgia decide di interpretare in prima persona: “Sono pronta a essere capolista in tutte le circoscrizioni” annuncia, suggellando la promessa con un “ci vediamo nella maschia” di ispirazione rugbistica. Anche se la vera novità è rappresentata dall’apertura alla società civile. “Il 30% delle nostre liste sarà a disposizione di chiunque, anche esterno al partito, abbia qualcosa di interessante da dire e voglia dare un contributo. Penso a scrittori, intellettuali, blogger”.

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L’evento al Rome Life Hotel è anche la sede per alcuni adempimenti tecnici. Ignazio La Russa viene eletto, all’unanimità, presidente dell’assemblea nazionale. E, a sua volta, nomina Giuliana de’ Medici sua vice. Ma l’attenzione è inevitabilmente riservata al discorso della Meloni, che servirà da faro a tutti i dirigenti per condurre la campagna elettorale per le Europee. La marcia di avvicinamento a Strasburgo sarà puntellata da una serie di iniziative che toccheranno luoghi e temi simbolo della politica di Fratelli d’Italia. Si comincia il 27 marzo da Prato, per un comizio di “solidarietà” agli imprenditori italiani piegati dalla concorrenza sleale dei produttori stranieri. Si prosegue con una manifestazione a Bari, il 1° aprile, per non far finire nell’ombra la vicenda dei due marò italiani reclusi in India. E ancora il 5 aprile a Palermo, in concomitanza della marcia per la vita, per battere il tasto sui temi della famiglia: “Rilanceremo la nostra proposta di un incentivo fiscale per la natalità, altrimenti l’Italia è destinata a scomparire” dice la Meloni.

Il tour elettorale proseguirà il 12 aprile a Pordenone, città simbolo del dramma della Electrolux, “per riportare attenzione sull’economia reale rispetto a quella “finta” della finanza che lo Stato continua a foraggiare” e per rilanciare la “battaglia per la proposta di legge “scarica tutto”, l’unica che permette realmente di contrastare l’evasione fiscale”. Infine il 13 aprile un convegno a Milano sull’euro e il 14 aprile una manifestazione a Torino incentrata sul sistema bancario.

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Ancora senza data, invece, l’adunata romana per protestare contro l’Italicum, che dovrebbe coincidere con la discussione della legge al Senato. Sul punto in questione la critica a Renzi è totale: “Con questa legge considerano irrilevanti i partiti che raggiungono il 4,3% e che, quindi, rappresentano due milioni di elettori. E allora non sono irrillevati pure i presunti 1,8 milioni di elettori che hanno votato Renzi alle primarie?”.

Ma la critica al presidente del Consiglio è incentrata soprattutto sul suo debutto europeo. La Meloni lo accusa di essersi piegato ancora una volta ai diktat dei burocrati continentali, pur manifestandogli solidarietà per i “risolini” incassati da Barroso e Van Rompuy. Quel siparietto è rimasto nella memoria e la leader di Fdi-An lo usa per fissare il paletto principale della campagna elettorale: “Come vi permettere di ridere? Sono le vostre politiche ad averci ridotto così. Quando annunceremo il nostro addio all’euro immagino che sorriderete un po’ di meno…”.

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