Molestie su lavoro: novità nei contratti, più tutele per donne

Molestie su lavoro: novità nei contratti, più tutele per donne
23 aprile 2018

L’Istat stima che siano 8 milioni 816 mila le donne fra i 14 e i 65 anni che nel corso della vita hanno subito qualche forma di molestia sessuale e 1 milione 404 mila le donne che nel corso della loro vita lavorativa hanno subito molestie fisiche o ricatti sessuali sul posto di lavoro. Un dato impressionante ma a lungo ignorato. Il caso Weinstein ha posto il tema all’attenzione mondiale con grande risalto anche in Italia. Ma prima della mobilitazione delle donne negli Stati Uniti, nel nostro Paese era gia’ in corso un cambiamento concreto eppure poco evidente: i contratti aziendali e territoriali stanno via via recependo l’accordo sottoscritto a gennaio 2016 tra Cgil, Cisl, Uil e Confindustria sulle molestie e violenze nei luoghi di lavoro, ampliano in taluni casi le tutele previste dalla legge e contribuiscono a cambiare la consapevolezza generale sul problema. L’intesa afferma che le molestie o la violenza nei luoghi di lavoro sono inaccettabili e vanno denunciate; precisa inoltre che imprese e lavoratori hanno il dovere di collaborare al mantenimento di un ambiente di lavoro in cui sia rispettata la dignita’ di ognuno. Hanno recepito l’accordo i contratti nazionali della Pa, dei Trasporti, delle Poste e decine di contratti aziendali che in alternativa prevedono specifici codici di condotta o intese nell’ambito degli istituti di welfare: si va da grandi gruppi come Fs e Sodexo e Starhotel, a aziende come Tnt, Alpitour, Giglioli Production, Beldinini, Nexive, Terme di Salsomaggiore e Tabiano, Koine’ Bologna, Smurfit Kappa, Aspiag.

Alcuni tipo di contratto

In molti accordi aziendali e’ prevista l’estensione dei periodi di congedo per le vittime di molestie nonche’ in taluni casi, della copertura economica. Cosi’ il contratto di Ales stabilisce che il periodo di congedo retribuito per le vittime di violenza arrivi a 3 mesi; in Alpitour e’ previsto il congedo non retribuito per 6 mesi oltre quelli previsti per legge; in Comifar il congedo arriva a 1 anno, in Arval a 4 mesi. I lavoratori e le lavoratrici di Gucci hanno ulteriori 6 mesi di aspettativa non retribuita per violenza di genere. Ied prevede un sistema di tutele di genere attraverso campagne contro la violenza fisica e psicologica. Il contratto di Ikea contempla l’aspettativa per stalking e maltrattamenti familiari fino a 6 mesi. Ma i casi piu’ interessanti sono quelli di Sodexo e di Starhotel: l’Italia e’ il primo paese ad aver recepito l’intesa internazionale fatta dal gruppo di servizi francese con il sindacato europeo Uita contro le molestie sessuali nei luoghi di lavoro, che impegna le parti al rispetto dei diritti fondamentali sui luoghi di lavoro e sulle attivita’ di contrasto alla violenza di genere, a diffondere informazioni a tutti i dipendenti, a eseguire attivita’ di formazione sul tema, a eseguire monitoraggi e definizioni di eventuali azioni. La catena alberghiera ha sottoscritto da parte sua un articolato che impegna l’impresa a contrastare fenomeni di molestie e violenza nei luoghi di lavoro anche ad opera dei clienti e a tutelare le vittime.

Il sindacato: “Quello che apprendiamo dalle cronache è la punta dell’iceberg”

A livello territoriale, l’accordo piu’ innovativo e’ quello raggiunto tra Alleanza delle cooperative, Cgil, Cisl e Uil e la Regione Emilia Romagna, finalizzato a contrastare comportamenti molesti e violenti nei luoghi di lavoro, a promuovere attivita’ di formazione e informazione e adottare misure organizzative per prevenire le molestie e garantire la tutela delle vittime. In particolare, la Regione che si e’ impegnata a potenziare nei consultori i presidi di assistenza alle lavoratrici vittime di violenza nei luoghi di lavoro. “Le cose stanno cambiando – afferma Liliana Ocmin, responsabile donne, immigrati, giovani della Cisl. – vi e’ una maggiore consapevolezza e una nuova presa di coscienza. Se fino a qualche tempo fa era impossibile anche fare una stima su questa tipologia di violenza, spesso silenziosa, ora qualcosa si muove. Questo grazie al coraggio di quelle vittime che si sono rifiutate di continuare a sottacere la violenza per paura di ripercussioni sulla propria carriera professionale. Ma l’atto della denuncia avviene ancora troppo raramente, perche’ quello che vediamo e apprendiamo dalle cronache e’ solo la punta dell’iceberg”. Bisogna quindi aiutare le donne a rompere il silenzio: anche per questo stanno nascendo sportelli di ascolto dei sindacati che danno anche sostegno psicologico e legale. Il primo sportello e’ stato aperto a Bergamo e altri stanno operando in Sicilia, Campania, Abruzzo.

“Tra gli imprenditori vi è resistenza a mettere nero su bianco cosa è una molestie”

“L’attenzione sulle molestie sul lavoro si e’ accesa a livello nazionale e internazionale – fa notare Elena Vanelli, segretaria nazionale Fisascat, la federazione dei servizi, commercio e turismo che rappresenta in stragrande maggioranza lavoratrici – ma restano difficolta’ a definire il fenomeno cosi’ come a convincere le vittime a denunciare. Tra gli imprenditori vi e’ resistenza a mettere nero su bianco cosa e’ una molestie ma stiamo cercando di farlo nel contratto nazionale. A livello di ente bilaterale sindacati-Confindustria, utilizzando il lavoro fatto dai sindacati europei, in particolare spagnolo e svedese, ci stiamo impegnando per redigere una sorta di manuale da dare a lavoratori e imprese, per rilevare i rischi di molestie, evitarle e prevenirle. Servono cose utili per debellare questa piaga”. Un cambio di passo dovrebbe venire dalla prossima conferenza dell’Ilo (Organizzazione internazionale del lavoro) che si terra’ dal 28 maggio all’8 giugno a Ginevra: qui dovra’ essere approvata la proposta di convenzione contro la violenza di genere sul posto di lavoro. “I nostri obiettivi – spiega Ocmin – sono che l’Italia dia adesione e massimo supporto alla Campagna dell’Ilo “Stop Gender Based Violence at WorK”, ma chiediamo anche interventi mirati per promuovere in ogni contesto lavorativo la cultura di genere nel rispetto delle relazioni uomo-donna. Occorre diffondere l’Accordo Quadro del 2016 sulle molestie e la violenza nei luoghi di lavoro nel privato come nel pubblico e sviluppare punti di ascolto per fornire alle vittime di molestie e violenza l’assistenza materiale e psicologica necessarie per intraprendere un percorso di superamento della condizione di disagio”.

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