Nel Pd sale tensione su referendum, ultimatum di Speranza: “Senza svolta non voto sì”. Serracchiani chiude: “Nessun cambio”

Nel Pd sale tensione su referendum, ultimatum di Speranza: “Senza svolta non voto sì”. Serracchiani chiude: “Nessun cambio”
6 agosto 2016

o-ROBERTO-SPERANZA-facebookMentre si avvicina il via libera della Corte di Cassazione al referendum costituzionale, torna a salire la tensione all’interno del Pd. Intervistato da “La Repubblica”, il leader della minoranza Dem Roberto Speranza (foto) ha lanciato un ultimatum al premier e segretario Matteo Renzi sul referendum. “Senza una vera svolta sulla legge elettorale – ha detto – il giudizio complessivo finirebbe per essere negativo. E quindi non potrei votare sì”. Dunque la condizione della sinistra Pd è avviare, subito, il cambiamento dell’Italicum. “Il nostro Mattarellum 2.0 – ha rivendicato Speranza – evita un Parlamento di nominati e limita il premio di maggioranza. Purtroppo, al di là di qualche mossa tattica sui tempi, non c’è stata alcuna vera risposta. Il problema è che non bastano ammiccamenti o segnali di fumo: è l’ora delle risposte politiche”. E se poi la riforma sarà bocciata dai cittadini, ha ammonito Speranza, “immaginare che dopo Renzi ci sia il burrone è sbagliato. Dopo di lui non c’è il diluvio”. Sulla stessa linea di Speranza il senatore Miguel Gotor che, via Twitter, avverte: “O il Parlamento cambia Italicum o lo cambieremo con i cittadini votando no al #referendone”.

Con Renzi a Rio per l’apertura delle olimpiadi brasiliane, la risposta è affidata allo stato maggiore Pd, a partire dai vicesegretari. “Il Pd, e lo ha ribadito in tutte le occasioni, non può essere neutrale rispetto ad una riforma che ha scritto, votato e difeso in Parlamento. Siamo inoltre assolutamente convinti che siano le riforme che aspetta da decenni il Paese”, afferma Debora Serracchiani. “Nel Pd il diritto al dissenso è garantito, ma non si può chiederci di avere un atteggiamento neutrale sul referendum. Il Pd è schierato per il sì a una riforma voluta, costruita, votata per cambiare in meglio l’architettura istituzionale del Paese”, aggiunge Lorenzo Guerini (foto home), ribadendo che comunque i parlamentari che si schierano per il no non saranno sanzionati. E se il renziano deputato e segretario toscano Dario Parrini parla di “pretestuosità eclatante” delle tesi di una minoranza che si comporta da “partito d’opposizione”, il capogruppo alla Camera Ettore Rosato definisce un “suicidio politico, solo per fare un dispetto a Renzi, votare no”. Dal ministro per le politiche agricole Maurizio Martina arriva un invito ad abbassare i toni: “Il mio sì convinto al referendum è per il Paese prima di tutto. Oltre le discussioni interne al Pd. Bisognerebbe evitare di piegare qualsiasi ragionamento a dibattito para congressuale”.

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