Niente politica alle Olimpiadi, Cio punirà chi protesta

Niente politica alle Olimpiadi, Cio punirà chi protesta
9 gennaio 2020

Atleti che non sono saliti sul podio, pugni alzati durante le premiazioni, atleti che si sono inginocchiati inscenando teatrini o altre dimostrazioni di chiaro stampo polemico: il movimento olimpico ha detto basta e ora e’ corso ai ripari con una regola precisa. In occasione dell’odierna riunione congiunta tra l’Esecutivo del Comitato Olimpico Internazionale e la sua Commissione Atleti tenutasi a Losanna a poche ore dall’inizio dei Giochi olimpici invernali giovanili, e’ stato deciso di avviare azioni disciplinari nei confronti di atleti che eventualmente protesteranno alle Olimpiadi di Tokyo 2020. Le linee guida sono previste dall’articolo 50 della Commissione Atleti del Cio. Cio’ significa che in qualsiasi luogo o area olimpica sono bandite “dimostrazioni politiche, propaganda religiosa o razziale”. Il documento proibisce manifestazioni di protesta in “tutte le sedi olimpiche”, tra cui cerimonie di premiazione, siti di gara e Villaggio Olimpico.

Le regole sono arrivate in risposta ad alcuni comportamenti di atleti tenuti in due eventi sportivi del 2019, ai Giochi Panamericani a Lima e ai Mondiali di nuoto a Gwangju. “Se un atleta o un partecipante infrange la Regola 50 e la Carta Olimpica ogni violazione sara’ valutata dal rispettivo Comitato Olimpico Nazionale, dalla Federazione Internazionale e dal Cio con azioni disciplinari che saranno valutate caso per caso”, si legge nelle linee guida. Secondo quanto stabilito dalla Commissione Atleti dimostrazioni di protesta sono anche “mostrare qualsiasi messaggio politico, compresi segnali o bracciali”, “gesti di natura politica, come un gesto della mano o in ginocchio” e “rifiuto di seguire il protocollo delle cerimonie”. Come ha detto Kirsty Coventry, ex nuotatrice dello Zimbabwe e fino ai Giochi di Tokyo 2020 presidente della Commissione degli atleti del Cio, “la maggior parte degli atleti ritiene che sia molto importante rispettarsi l’uno con l’altro, ma avevamo bisogno di chiarezza e volevano chiarezza sulle regole”. Lo stesso presidente del CIO Thomas Bach aveva messo in guardia gli atleti dal protestare in qualsiasi forma a Tokyo 2020.

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