“Non è il tuo posto”, bengalese picchiato per una casa popolare

“Non è il tuo posto”, bengalese picchiato per una casa popolare
30 giugno 2017

“Vattene via, questa casa non è per te”: un bengalese è stato aggredito da quattro ragazzi, che lo hanno insultato, scacciato a calci e pugni, mentre era andato a vedere la casa popolare che gli era stata assegnata dal Comune di Roma a largo Ferruccio Mengaroni, nel quartiere di Tor Bella Monaca. È accaduto lunedì scorso e la vittima, 52enne, ha denunciato l’aggressione agli agenti del Commissariato Casilino, che hanno avviato le indagini. Al vaglio le telecamere della zona ede eventuali testimonianze. Dulal Howlader, è in Italia da più di 25 anni, subito dopo l’aggressione ha telefonato terrorizzato all’avvocato Paolo Palma – “mi è successa una cosa grave, ho temuto per la mia vita” – come racconta lo stesso avvocato ad Askanews. E il giorno dopo nello studio dell’avvocato ha formalizzato la querela per minaccia, percosse e danneggiamento, aggravate dalla matrice razziale. L’uomo ha spiegato così cosa era successo: lunedì pomeriggio, con in mano il foglio del Dipartimento per le politiche abitative di Roma che gli assegnava la casa popolare in via Mengaroni, era nel quartiere di Tor Bella Monaca per vedere la sua nuova casa.

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Era “felicissimo”, tra i primi in graduatoria, aspettava quella casa da più di dieci anni, una moglie e i figli, nati in Italia, di cui uno disabile, lui stesso invalido con un pacemaker, abitano in un piccolo appartamento a Prati, nel quartiere dove lavora in un ristorante, dove ha sempre pagato l’affitto, “piuttosto non mangio, ma l’affitto si paga”. Quella casa popolare, anche se a 30 chilometri da dove lavora era il sogno, così avrebbe potuto continuare ad aiutare il figlio a fare l’università, ingegneria. E non avrebbe dovuto più rinunciare a fare la spesa. Non conosce bene la zona e mostra il foglio a quei quattro ragazzi seduti su un muretto, perché possano indicargli la via giusta. I ragazzi, tra i 20 e i 25 anni vedono cosa c’è scritto: “Vattene da qui”, urlano, “il posto non è per te, questa casa non è per te”, lo insultano per il colore della pelle, “te ne devi andare nero”. Dulal si impaurisce e si gira per andarsene, ma uno dei ragazzi lo colpisce con una ginocchiata alla schiena, cade, è a terra, lo picchiano e gli strappano la camicia. Qualcun altro nel quartiere vede e interviene per aiutare l’uomo, chiamando il 113 e il 118. Il gruppo si disperde e i quattro fuggono. “Avevo realizzato un sogno. Ero felicissimo. Ora ho paura. Non voglio più tornare in quel posto”: ha detto Dulal al suo avvocato, e adesso aspetta che i suoi diritti siano riconosciuti e il suo sogno possa continuare. L’amministrazione capitolina ha espresso piena solidarietà per quanto accaduto e vicinanza alla vittima, e la disponibilità a incontrarlo quanto prima. Un incontro con la vittima e l’impegno per una soluzione alternativa rapida, per riparare il prima possibile all’accaduto. Sono i contenuti di una telefonata tra il Campidoglio e il legale di Howlader Dulal.

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