Oltre la metà delle case italiane a “elevato rischio idrogeologico”

Oltre la metà delle case italiane a “elevato rischio idrogeologico”
11 agosto 2022

“Il 78% delle abitazioni italiane è esposto ad un rischio alto o medio alto tra rischio idrogeologico e terremoto”. In particolare, “è esposto ad elevato rischio idrogeologico il 55% delle abitazioni italiane, più precisamente il 19% con un rischio alto, il 36% medio-alto, il 33% medio-basso e solo il 12% con un rischio basso”. In tutto ciò l’Italia “conta per le calamità naturali 51,8 miliardi di dollari di danni subìti dal 2011 al 2021. In particolare, studi scientifici hanno previsto che il cambiamento climatico taglierà il Pil italiano pro-capite dello 0,89% nel 2030, del 2,56% nel 2050 e del 7,01% nel 2100”. Così Antonio Coviello, ricercatore dell’Istituto di Ricerca su Innovazione e Servizi per lo Sviluppo del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-IRISS) e professore di Marketing Assicurativo nell’Università S.O. Benincasa di Napoli. Il cambiamento climatico “sta colpendo soprattutto l’Italia con ondate di caldo e inondazioni, che rappresentano i principali rischi”, ricorda il ricercatore.

Secondo l’European Severe Weather Database, nell’ultimo decennio, gli eventi meteorologici estremi in Italia, tra cui forti piogge, grandine e tornado, “sono più che quadruplicati, da 348 nel 2011 a 1.602 nel 2021. Alluvioni, frane e terremoti si verificano in Italia più frequentemente di qualsiasi altro pericolo naturale”, e “il rapporto Sigma ‘Natural catastrophes in 2021’ ci ricorda che alluvioni e frane si verificano in Italia più frequentemente di qualsiasi altro pericolo naturale. I principali fattori di rischio “sono le inondazioni improvvise, le piene dei fiumi e le colate di fango”. Negli ultimi anni “si sono verificate inondazioni e smottamenti su piccola scala – dice il ricercatore – ma la loro frequenza crescente in rapida successione ha portato a notevoli danni cumulativi alla proprietà e alla perdita di vite umane”. Le aree italiane più soggette “sono la Liguria nord-occidentale e la Pianura Padana, Piemonte, Toscana, Emilia Romagna e Veneto. Ma il rischio alluvione riguarda praticamente tutte le regioni, Sicilia e Sardegna comprese”, avverte Coviello.

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Il numero di morti in Italia in seguito alle calamità naturali dal XX secolo “è dovuto soprattutto agli eventi estremi di terremoti (52%) e alluvioni (30%)- spiega Antonio Coviello, ricercatore CNR-IRISS- Se nel 2021 le perdite a livello mondiale si aggiravano intorno ai 280 miliardi (con il record di circa 10.000 morti), quelle del 2020 ammontavano invece a circa 210, mentre nel 2019 erano a quota 166”. Gli eventi meteorologici “nel 2021 hanno provocato danni assicurati stimati in 105 miliardi di dollari, il quarto valore più alto dal 1970, secondo i dati preliminari pubblicati da Swiss Re Institute”. Insomma “si conferma la tendenza di lungo termine all’aumento, in media del 5-7% l’anno, dei danni assicurati conseguenti a eventi catastrofali- dice Coviello- Particolare importanza nel trend di crescita assumono i fenomeni di alluvione”.

Negli ultimi 20 anni si è registrato un aumento dei sinistri assicurati causati da tali eventi per un totale di quasi 140 miliardi di dollari. “Il principale motivo dell’aumento è l’accumulo di esposizione connesso alla crescita economica e all’urbanizzazione- spiega il ricercatore -. Tuttavia, giocano un ruolo rilevante molti altri fattori, come l’invecchiamento o la mancanza di infrastrutture per il controllo delle alluvioni, l’impermeabilizzazione del suolo nelle aree urbane, l’aumento delle precipitazioni dovute ai cicloni tropicali e gli effetti del cambiamento climatico”. L’incremento dei disastri naturali e delle relative perdite “è dunque evidente, ma delle perdite totali di 280 miliardi nel 2021, solo 119 miliardi godevano di una copertura assicurativa”, avverte Coviello.

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“Il nostro Paese è particolarmente esposto a calamità naturali, il che rende necessaria l’allocazione di un’elevata quantità di capitale per sviluppare soprattutto l’attività assicurativa in questo campo”, rileva Antonio Coviello, ricercatore CNR-IRISS, per cui è “necessaria una capacità del sistema molto elevata”. “L’Italia si caratterizza per una gestione dei danni relativi a calamità naturali mediante l’intervento ex-post da parte dello Stato, accrescendo nei cittadini la convinzione che esista un garante di ultima istanza disposto a farsi carico della ricostruzione- segnala il ricercatore CNR-IRISS- Per tale ragione le coperture assicurative per gli eventi catastrofali sono scarsamente diffuse: l’88,7% delle polizze non presenta alcuna estensione-“.

Dai dati forniti dall’Ania (Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici) “l’incidenza percentuale delle unità abitative assicurate contro il rischio catastrofi naturali a livello nazionale è pari al 4,9% dei 31,2 milioni di abitazioni esistenti censite dall’Istat- precisa coviello- Al Nord mediamente la percentuale è del 6,2%, arriva al 10% nelle città di Trento, Firenze, Siena, Mantova e Brescia; in Emilia-Romagna sono Bologna, Ferrara, Modena e Reggio Emilia a presentare l’incidenza più elevata (oltre l’8%), mentre a Parma è pari a circa il 7,0%. Nel Centro mediamente si assicurano contro le calamità naturali il 5,3% delle abitazioni e le città con la maggiore incidenza sono Firenze (11,4%), Siena (10,8%), Ancona (9,2%), Prato (9,2%) e Pistoia (9,0%). Mentre nel Sud l’incidenza media è pari all’1,6%”.

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