Papa Leone: “Il cuore della Chiesa straziato dalle grida di guerra”
Nuovo appello pontificio alla pace al termine dell’udienza generale in Piazza San Pietro
“Il cuore della Chiesa è straziato per le grida che si levano dai luoghi di guerra, in particolare dall’Ucraina, dall’Iran, da Israele, da Gaza”. Con queste parole Papa Leone ha lanciato oggi un nuovo, accorato appello alla pace mondiale, al termine dell’udienza generale che si è svolta in Piazza San Pietro.
Il Pontefice ha espresso profonda preoccupazione per i numerosi conflitti che attraversano il mondo contemporaneo, mettendo in guardia contro il rischio di assuefazione alla violenza bellica. “Non dobbiamo abituarci alla guerra, anzi bisogna respingere come una tentazione il fascino degli armamenti potenti e sofisticati”, ha dichiarato rivolgendosi ai fedeli presenti.
Le armi moderne aumentano l’atrocità dei conflitti
Papa Leone ha posto particolare attenzione sull’evoluzione tecnologica degli armamenti, sottolineando come questa rappresenti una minaccia senza precedenti per l’umanità: “Poiché nella guerra odierna si fa uso di armi scientifiche di ogni genere, la sua atrocità minaccia di condurre i combattenti ad una barbarie di gran lunga superiore a quella dei tempi passati”.
Il richiamo pontificio si inserisce in un momento di particolare tensione internazionale, con conflitti attivi in diverse aree del mondo che vedono l’impiego di tecnologie militari sempre più sofisticate e distruttive.
Il richiamo ai predecessori e al diritto internazionale
Concludendo il suo intervento sulla questione bellica, Papa Leone ha fatto riferimento al magistero dei suoi predecessori, citando le parole di Papa Francesco secondo cui “la guerra è sempre una sconfitta” e richiamando l’insegnamento di Pio XII: “nulla è perduto con la pace, tutto può essere perduto con la guerra”.
“Pertanto in nome della dignità umana e del diritto internazionale – ha concluso – ripeto ai responsabili” questo monito che attraversa i pontificati, sottolineando la continuità del messaggio di pace della Chiesa cattolica.
La Chiesa come “casa della misericordia”
Durante la catechesi dell’udienza generale, il Papa ha sviluppato il tema della Chiesa come luogo di accoglienza e guarigione, prendendo spunto dal miracolo della piscina di Betzatà narrato nel Vangelo di Giovanni: “Questa ‘casa della misericordia’ potrebbe essere un’immagine della Chiesa, dove i malati e i poveri si radunano e dove il Signore viene per guarire e donare speranza”.
Il Pontefice ha invitato i fedeli a riflettere sulle situazioni di “paralisi” spirituale ed esistenziale: “Vorrei invitarvi a pensare alle situazioni in cui ci sentiamo ‘bloccati’ e chiusi in vicolo cieco. A volte ci sembra infatti che sia inutile continuare a sperare; diventiamo rassegnati e non abbiamo più voglia di lottare”.
L’invito alla responsabilità personale
Approfondendo il significato del miracolo evangelico, Papa Leone ha messo in evidenza come spesso si preferisca rimanere in una condizione di dipendenza piuttosto che assumersi le proprie responsabilità. “Preferiamo rimanere nella condizione di malati, costringendo gli altri a prendersi cura di noi. È talvolta anche un pretesto per non decidere cosa fare della nostra vita”, ha osservato.
Il messaggio cristiano, ha spiegato il Santo Padre, invita invece a scoprire che “la vita è anche nelle nostre mani”, come Cristo fece con il paralitico della piscina: “Gesù lo aiuta a scoprire che la sua vita è anche nelle sue mani. Lo invita ad alzarsi, a risollevarsi dalla sua situazione cronica”.
L’udienza generale si è così conclusa con un duplice messaggio: l’appello urgente alla pace mondiale e l’invito alla responsabilità personale nel cammino di fede e di vita.