Pd diviso in vista Assemblea 7 luglio. Renzi, io l’alibi per tutto

Pd diviso in vista Assemblea 7 luglio. Renzi, io l’alibi per tutto
L'ex segretario del Pd, Matteo Renzi
3 luglio 2018

No ad una ridotta di sinistra, sbagliato puntare su una riedizione dei Ds. I renziani, sulla spinta di Luca Lotti, di Lorenzo Guerini e dei due capigruppo Andrea Marcucci e Graziano Delrio, si sono dati appuntamento per oggi a Montecitorio con l’obiettivo di definire la strategia. Il timore della maggioranza dem e’ – riferiscono fonti parlamentari – che “si voglia tornare al passato, riproponendo vecchie sigle e schieramenti superati”. Per questo motivo al momento non c’e’ l’intenzione di fare sponda alla corsa di Nicola Zingaretti al Nazareno.

Tuttavia non c’e’ neanche l’accordo sul candidato da presentare. I nomi sul tavolo sono sempre gli stessi – Teresa Bellanova, Deborah Serracchiani, Matteo Richetti – ma l’obiettivo e’ quello di prendere tempo. Per la partita sono in campo anche Ettore Rosato, Lorenzo Guerini e Matteo Orfini mentre Delrio ha ribadito di voler restarne fuori. Il governatore del Lazio pero’ spinge, con l’appoggio di Paolo Gentiloni, per costituire un fronte comune di tutte le forze progressista e vuole un congresso prima delle europee. Si ragiona sulla possibilita’ di organizzarlo nel marzo dell’anno prossimo, ma le posizioni all’interno del Pd sono distanti. A spingere per un’accelerazione oltre a Gentiloni ci sono Andrea Orlando, Dario Franceschini e Michele Emiliano.

Quest’ultimo potrebbe iscriversi alla competizione (Francesco Boccia o Giuseppe Antoci gli altri nomi d’area). “Ricandidarmi? Non lo so. Di coalizione larga, di cambio della natura del partito ora ne discutono tutti, noi l’avevamo detto tempo fa”, ha sottolineato, invece, l’ex Guardasigilli. “Non ho alcuna intenzione di farmi inghiottire da una discussione infinita su nomi e cariche. Faro’ la mia strada”, ha chiarito Carlo Calenda. Intanto Renzi si e’ tolto un po’ di sassolini dalle scarpe. Nel mirino chi gli ha addossato la colpa della sconfitta del partito anche alle amministrative. “Qualcuno ha dato a me la responsabilita’. Ancora? Mi fa piacere essere considerato l’alibi per tutto, ma questa lettura del voto e’ poco piu’ che una barzelletta. Credo necessario fare chiarezza”, ha spiegato.

Il clima in vista dell’assemblea nazionale del 7 luglio resta teso. A guidare il partito democratico sino alle prossime primarie sara’ il reggente Maurizio Martina, con l’impegno, pero’, a non ripresentarsi nel marzo prossimo per guidare il partito. L’ex ministro dell’Agricoltura sara’ ancora il traghettatore, secondo uno schema gia’ utilizzato ai tempi della segreteria di Guglielmo Epifani. Sullo sfondo le polemiche sulla nuova casa di Renzi che tra l’altro ha denunciato anche una fake news sul fratello. “Serve una battaglia di civilta’”, ha sottolineato l’ex premier. “A nome di tutto il gruppo Pd del Senato, va la nostra solidarieta’ al collega Matteo Renzi”, il sostegno arrivato dal capogruppo dem a palazzo Madama Marcucci.

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