Pd stringe tempi riforma elettorale, E rispunta il “Verdinellum”. Parte richiesta incontri

Pd stringe tempi riforma elettorale, E rispunta il “Verdinellum”. Parte richiesta incontri
1 febbraio 2017

Il Pd si prepara ad accelerare sulla legge elettorale. Nelle prossime ore, spiega un deputato Dem di primissimo piano, sarà avviata un’ iniziativa “formale” nei confronti degli altri partiti, per chiedere di avviare un confronto, senza attendere l’arrivo delle motivazioni della sentenza della Corte costituzionale sull’Italicum. Il Pd, infatti, vuol arrivare alla direzione del 13 febbraio potendo dire se c’è o no una volontà concreta di discutere. E l’interlocutore privilegiato, per il Nazareno, è Forza Italia, che però non ha alcuna fretta di andare al voto. “Un modo per convincere Forza Italia – riflette un deputato renziano molto vicino al segretario – potrebbe essere il ‘Verdinellum'”. Si tratta di una ipotesi formulata tempo fa da Denis Verdini che prevede un Mattarellum corretto, con una quota di maggioritario e di proporzionale pari, al 50%. “Con un proporzionale più alto – sostiene il parlamentare – Forza Italia potrebbe starci. Altrimenti c’è la legge uscita dalla Consulta”.

Che gli azzurri non vogliono assolutamente, perché li lascia in mezzo al guado: o fare un listone di centrodestra in cui bisognerebbe accordarsi con gli altri partiti per fissare i capilista bloccati (e dunque chi sarà sicuro di entrare in Parlamento) o correre da soli rischiando così di essere marginalizzati e schiacciati dai sovranisti. Né l’una né l’altra, ovviamente, ipotesi piacciono a Silvio Berlusconi. “Il ‘Verdinellum’ – conferma un esponente di Ala – era stato già presentato a Forza Italia e aveva ottenuto un ‘non rifiuto’. Certo ci sono molte cose da definire, ad esempio su come attribuire la quota proporzionale, e richiederebbe tempi non brevissimi, sia per l’approvazione che per disegnare i collegi”. Un allungamento dei tempi, a dispetto delle dichiarazioni ufficiali, non sarebbe considerato un problema da Silvio Berlusconi. Il problema sarebbe comunque in quella quota di maggioritario che costringerebbe ad accordi con la Lega nei vari collegi e questo, soprattutto al Nord, potrebbe aprire a grandi conflitti.

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