Pericolo Nino: nel 2016 barriere coralline a rischio sbiancamento (video)

Pericolo Nino: nel 2016 barriere coralline a rischio sbiancamento (video)
8 ottobre 2015

È allarme planetario per lo sbiancamento massiccio dei coralli. A causa del Nino, il fenomeno climatico periodico dell’Oceano Pacifico centrale che provoca inondazioni, siccità e altre violente perturbazioni, nel 2016 il mondo potrà assistere al peggior caso di sbiancamento dei coralli mai registrato. L’inquietante segnale è stato lanciato dai ricercatori dell’Università del Queensland australiano e dell’Agenzia statunitense per lo studio degli oceani e dell’atmosfera in uno studio in cui si dichiara che il fenomeno colpirà in modo particolare la Grande barriera corallina australiana.Lo sbiancamento dei coralli è un fenomeno distruttivo che colpisce le barriere coralline e i loro ecosistemi. Il colore caratteristico dei diversi coralli è prodotto da un’alga e diventa più vivo secondo la concentrazione del microorganismo. A fronte di un’alterazione dell’ecosistema, i polipi del corallo espellono l’alga simbiotica, con il risultato di fornire alla struttura calcarea una colorazione sempre più pallida e sfumata sino ad arrivare, nei casi più gravi, allo sbiancamento vero e proprio. La causa del fenomeno è un segno tangibile della reazione a forme di stress, soprattutto l’aumento della temperatura degli oceani. Se le condizioni continueranno a peggiorare, la Grande barriera corallina subirà un massiccio sbiancamento con la conseguente morte dei coralli, gli effetti più comuni dell’aumento delletemperature del mare, ha spiegato il direttore dell’Istituto per il cambiamento climatico dell’Università del Queensland Ove Heogh-Guldberg che ha sottolineato come nel primo caso di sbiancamento, registrato nel 1998, oltre metà della Grande barriera corallina venne colpita dal fenomeno che causò la distruzione di una quota di coralli compresa tra il 5 e il 10%.Nel 2010 la Grande barriera venne risparmiata dalle tempeste che alleviarono lo stress causato dal riscaldamento marino. Ma quest’ultima nel 2016 non sarà altrettanto fortunata, ha concluso Heogh-Guldberg. (Immagini Afp)

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