Porto illegale della pistola, condannato il deputato (ex FdI) Pozzolo
Un anno e tre mesi con sospensione condizionale. Il tribunale di Biella chiude il caso del ferimento di Capodanno 2024.

Il tribunale di Biella ha condannato Emanuele Pozzolo, deputato espulso da Fratelli d’Italia e oggi nel Gruppo Misto, a un anno e tre mesi di reclusione con sospensione condizionale della pena per porto abusivo di arma da collezione.
La sentenza arriva al termine del processo sul controverso episodio di Capodanno 2024 a Rosazza, in provincia di Biella, quando un colpo di pistola partito da un minirevolver di proprietà del parlamentare vercellese ferì alla gamba Luca Campana, genero del caposcorta del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro. Il giudice ha invece assolto Pozzolo dall’accusa di possesso di munizioni di guerra, stabilendo che “il fatto non sussiste”.
La vicenda aveva suscitato enorme scalpore per la presenza alla festa privata, organizzata nella sede della Pro Loco di Rosazza, di numerosi esponenti politici locali di Fratelli d’Italia, oltre allo stesso Delmastro accompagnato dagli agenti della sua scorta. Pozzolo, che aveva trascorso il Capodanno con la famiglia nella sua abitazione a Campiglia Cervo, si era poi spostato alla festa dove aveva estratto il minirevolver per mostrarlo ai presenti. In quel momento era partito il colpo che aveva colpito Campana, compagno della figlia di Pablito Morello, all’epoca caposcorta di Delmastro e agente della polizia penitenziaria.
Il processo si è concentrato esclusivamente sugli aspetti tecnici relativi all’arma e ai proiettili. L’accusa di lesioni era infatti decaduta dopo che Pozzolo aveva risarcito la vittima e Campana aveva ritirato la querela. Anche le contestazioni per accensioni ed esplosioni pericolose e omessa custodia di armi erano cadute per oblazione, un rito alternativo che prevede il pagamento di una somma allo Stato in cambio della rinuncia al procedimento.
La requisitoria e le tesi contrapposte
Durante l’ultima udienza, la pm Paola Francesca Ranieri ha concluso la sua requisitoria di un’ora chiedendo una condanna a un anno e mezzo e tremila euro di multa. Il pubblico ministero ha contestato duramente la strategia difensiva, sostenendo che avesse “tentato di minare la credibilità dei testimoni”. Le accuse riguardavano il porto illegale della piccola pistola North American Arms, detenuta in regime di collezione, in un luogo pubblico o aperto al pubblico, oltre alla tipologia dei proiettili con cui l’arma era caricata.
La difesa, rappresentata dall’avvocato Andrea Corsaro, ha invece lavorato per smontare sistematicamente le contestazioni. Durante le dichiarazioni spontanee rese nella penultima udienza, Pozzolo aveva ribadito di aver acquistato regolarmente le munizioni in una armeria, sostenendo che non si trattasse di munizionamento vietato. Il giudice, dopo una lunga camera di consiglio, ha accolto questa tesi, assolvendo il deputato dal secondo capo di imputazione.
La posizione di Pozzolo è sempre stata quella di negare categoricamente di aver premuto il grilletto. “Non sono stato io a sparare”, ha ripetuto durante tutto il processo, attribuendo la responsabilità dello sparo accidentale a Morello, che avrebbe maneggiato l’arma. Una versione che gli inquirenti hanno sempre ritenuto fragile e poco credibile, considerando che è tecnicamente quasi impossibile che una pistola spari accidentalmente, sia che cada a terra sia che venga semplicemente maneggiata.
Le prove e i testimoni contro il parlamentare
Gli elementi a carico del deputato si sono rivelati consistenti. Due testimoni presenti alla festa hanno fornito versioni incompatibili con quella di Pozzolo, accusandolo direttamente di aver sparato. Ma la prova più significativa è stata il risultato positivo della “prova dello stub”, un test scientifico che rileva i residui lasciati da un colpo d’arma da fuoco sul corpo e sui vestiti di chi spara. L’esame aveva evidenziato tracce compatibili con l’esplosione di un colpo proprio su Pozzolo.
Il minirevolver North American Arms LR22, pur essendo di piccole dimensioni, era regolarmente detenuto dal parlamentare in regime di collezione. Il nodo della questione non riguardava quindi il possesso dell’arma in sé, ma il fatto di averla portata in un luogo pubblico o aperto al pubblico, violando così le norme sul porto d’armi. La normativa italiana è chiara: le armi da collezione possono essere detenute ma non trasportate senza specifiche autorizzazioni, tantomeno in occasioni pubbliche.
All’uscita dal tribunale, dopo la lettura della sentenza, Pozzolo ha commentato con tono polemico: “È stata sgretolata un’altra parte delle accuse che erano state montate dai media”. Un’affermazione che riflette la linea difensiva mantenuta fin dall’inizio, secondo cui l’intera vicenda sarebbe stata amplificata oltre misura dalla stampa. Il deputato, eletto nelle file di Fratelli d’Italia ma successivamente espulso dal partito proprio a seguito di questo scandalo, potrà beneficiare della sospensione condizionale della pena, evitando quindi il carcere.
La sentenza rappresenta un punto fermo in una vicenda che ha tenuto banco per mesi nella cronaca politica e giudiziaria piemontese, coinvolgendo figure istituzionali di primo piano e sollevando interrogativi sulla condotta di alcuni rappresentanti delle istituzioni in situazioni private.
