Prescrizione, adottato testo base. Ora tre settimane per accordo

Prescrizione, adottato testo base. Ora tre settimane per accordo
5 maggio 2016

di Enzo Marino

schifaniIl governo ha messo a segno con l’adozione da parte della commissione Giustizia del Senato del testo base che unifica la riforma del processo penale (con le norme sulle intercettazioni) con il ddl sulla prescrizione, passo avanti sulla strada dell’accelerazione della riforma della giustizia. E ha posto anche un orizzonte temporale definito alla ricerca dell’accordo politico indispensabile per centrare questo obiettivo, visto le posizioni ancora distanti in maggioranza tra Pd e Ap sul fronte della prescrizione. Il termine per la presentazione degli emendamenti, l’unica strada formalmente percorribile per modificare e incidere nel merito il complesso delle norme così come approvate nel passaggio alla Camera, è stato fissato per il 25 maggio. Entro le prossime tre settimane dunque Ap e Pd dovranno necessariamente trovare un punto di caduta condiviso sulla prescrizione, modificando il testo disegnato dal Pd nel passaggio a Montecitorio.  “Ci sarà da lavorare, non è un’intesa che si trova in un giorno, ma la nostra posizione è trasparente e coerente” ha spiegato il presidente dei senatori Ap, Renato Schifani (foto), che ha anche ricordato come “per noi il testo base politico in tema di prescrizione deve essere quello uscito dal consiglio dei ministri e votato all’unanimità. Il testo Camera non lo abbiamo votato e non lo voteremo”. Intanto il premier Renzi in Transatlantico a Montecitorio spiegava: “Mai cambiata posizione. Abbiamo introdotto regole più dure sulla corruzione, sulla prescrizione, sui reati ambientali, sull’antiriciclaggio. Abbiamo fatto un numero di cose impressionante”.

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E’ per questa ragione che in questo delicato quadro politico molte polemiche e malcelati imbarazzi ha suscitato la presenza di un rappresentante verdiniano alla riunione di maggioranza (Pd-Ap) che si è svolta ieri di buon mattino al ministero della Giustizia, ospite il ministro Orlando. Un incontro a cui hanno partecipato i capigruppo Zanda e Schifani, i relatori Casson e Cucca, entrambi del Pd, i sottosegretari Chiavaroli (Ap) e Migliore (Pd), oltre al Guardasigilli, con l’obiettivo di avviare il percorso di confronto. E che avrebbe dovuto svolgersi a Palazzo Madama, ma che a sorpresa è stato anticipato d’orario alle 8 del mattino e spostato a via Arenula. C’è chi ha spiegato questo movimento con la necessità di sviare l’attenzione (in primis dei giornalisti) dalla presenza formalmente difficilmente spiegabile del senatore Ciro Falanga, responsabile giustizia del gruppo Ala del Senato. Un gruppo che ancorché legato alla maggioranza da un “patto di consultazione”, siglato dal Pd per superare le difficoltà di tenuta su alcuni provvedimenti a Palazzo Madama, ne è formalmente estraneo. Non è un mistero che il patto, ufficializzato solo la settimana scorsa da Verdini e dal capogruppo dem alla Camera, Rosato, abbia creato molto malumore all’interno del Pd, a cominciare dalla minoranza ma non solo, mentre potrebbe essere all’origine di imbarazzi istituzionali ancor maggiori, vista l’appoggio esplicitato ed esplicito dei verdiniani a governo e maggioranza. “Visto che diamo il nostro appoggio vogliamo contare ed essere consultati” nel percorso parlamentare delle iniziative, spiegava Verdini. Ma questa “consultazione” su un tema così delicato e spinoso come la giustizia apre a molte perplessità. E’ così che la notizia di Falanga a via Arenula viene immediatamente diffusa in via “confidenziale”, per essere dapprima nettamente smentita dal diretto interessato e dagli altri senatori del gruppo, poi rettificata da fonti Pd (“presente, ma ha fatto solo capolino”), poi corretta dallo stesso Falanga (“sì, mi hanno invitato, ma solo per riferimi quanto detto. E senza il ministro”).

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nitto-palmaFino a scivolare quasi nella macchietta, con Falanga che cerca sponda in Casson, il quale lo inchioda: “Ma come, eri seduto vicino a me!”, e un caro amico, oltre che collega di Forza Italia, Nitto Palma (foto) che se la ride: “Falanga in anticamera? Escluso, non è da lui”. Il capogruppo Zanda sceglie la strada del comunicato per spiegare che i verdiniani hanno atteso di essere informati a fine incontro, ma alcuni esponenti di rilievo di Ap, mestamente osservano che “diciamo che gli altri componenti della maggioranza sono stati informati al telefono, non invitati al ministero”. Non si lascia sfuggire l’occasione il Movimento 5 Stelle, che per voce di Roberto Fico, membro del direttorio, affonda: “Oggi la maggioranza che sostiene il governo è ufficialmente cambiata con l’ingresso di Verdini. Di questo avevamo informato il Presidente della Repubblica che ne prese atto. Senza alcun tipo di vergogna continuano a trasformarsi per rimanere in sella al potere”. Intanto in commissione al Senato i pentastellati preferiscono la via del low profile, con una astensione “politica” all’adozione del testo base, per esprimere la propria contrarietà specie sulle intercettazioni (ma anche la prescrizione, “pannicelli caldi”) ma senza ostacolare il processo riformatore. Intanto in serata si è da poco avviata la direzione nazionale di Ap con Angelino Alfano, per un excursus a 360 gradi sui temi aperti sul tavolo politico, tra cui quello della prescrizione. “Il testo della Camera non è quello della maggioranza di governo di cui facciamo parte” ha detto Alfano entrando nella sede del partito.

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