Prestipino lascia la magistratura mentre è indagato a Caltanissetta per rivelazione di segreto d’ufficio

Dopo più di quattro decenni al servizio della giustizia italiana, Michele Prestipino si congeda dalla magistratura. Lo fa con parole sobrie, affidate al suo avvocato difensore Cesare Placanica, evitando clamori e scegliendo un tono personale e grato.

Michele Prestipino

Un addio segnato da stima e discrezione, nel solco di un’intera carriera vissuta spesso lontano dai riflettori, ma sempre al centro delle più complesse indagini sulla criminalità organizzata.

“È una decisione che ho maturato da tempo”, spiega Prestipino. “Tutti quelli che mi sono particolarmente vicini ne erano a conoscenza. Ho sempre privilegiato i fatti alle parole e, anche per coerenza, voglio solo limitarmi, con questo mio commiato, a ringraziare di cuore tutti quelli con cui ho avuto l’onore di collaborare nello svolgimento di un lavoro che non è mai stato per me un semplice adempimento a un dovere, ma sempre qualcosa di più”.

Magistrato riservato, classe 1958, Prestipino ha dedicato gran parte della sua vita professionale alla lotta alla mafia. Dal ruolo di procuratore aggiunto alla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, fino all’incarico di procuratore capo nella Capitale, ha rappresentato per anni un punto di riferimento per le inchieste contro le organizzazioni criminali, prima in Sicilia e poi nel Lazio. Dal 2021 era rientrato alla Direzione Nazionale Antimafia, come aggiunto.

Nel messaggio di commiato, Prestipino esprime riconoscenza ai colleghi magistrati, agli avvocati, ai rappresentanti delle istituzioni, alle forze dell’ordine e al personale amministrativo. Un pensiero particolare è rivolto a chi, per anni, ha svolto servizio di scorta: un riconoscimento silenzioso ma eloquente del livello di esposizione e rischio che il magistrato ha vissuto lungo la sua carriera.

Il ritiro arriva in un momento delicato: nei giorni scorsi, Prestipino è stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Caltanissetta per rivelazione del segreto d’ufficio, nell’ambito di un’inchiesta ancora coperta da riserbo. “Preferisco non aggiungere nulla”, dice. “Sia perché la stessa ha avuto ben poca importanza nella mia decisione, sia perché sono assolutamente tranquillo e persuaso che la vicenda sarà, spero a breve, chiarita, acclarando la linearità del mio comportamento, conforme, peraltro, a quello che ho tenuto per tutta la vita”.

Parole misurate, che non spostano il baricentro della sua uscita dalla scena giudiziaria: non una fuga, ma un passaggio previsto, in linea con i limiti di età fissati dalla legge. Un’uscita che chiude una lunga stagione della magistratura italiana, segnata da indagini complesse e da una presenza costante nei momenti cruciali della lotta alla mafia.