Primarie del Pd il 3 marzo, la sferzata di Prodi

Primarie del Pd il 3 marzo, la sferzata di Prodi
L'ex premier, Romano Prodi
25 novembre 2018

L’ultima volta alle primarie del Pd andarono piu’ di due milioni di persone, ora sotto traccia l’auspicio dei vertici dem, riferiscono fonti parlamentari, e’ che per scegliere uno dei candidati per la guida del Nazareno arrivi perlomeno un milione di voti. Domani la commissione congressuale dovrebbe formalizzare la data del 3 marzo per le primarie. Arrivano intanto appelli ad abbassare i toni, soprattutto dopo che Renzi – in un’intervista al ‘Messaggero’ – ha fatto notare come una parte dei dem si sta accorgendo solo ora dei danni del governo. “E’ il momento di dire basta con le divisioni e le polemiche all’interno del Partito democratico, abbiamo bisogno di essere uniti e possiamo allargare il campo”, ha sottolineato il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti.

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“Passiamo da Partito Democratico a ‘democratici'”, la proposta di Maurizio Martina. “La nostra – ha spiegato a ‘Repubblica’ – e’ una candidatura di squadra, vogliamo uscire dalla logica di un confronto tra renziani e antirenziani. Non possiamo assistere ad un congresso referendum. Altrimenti diventa una sfida tra tifoserie o peggio tra ultra’. Controvento, cerchiamo di rompere le logiche correntizie”. “Non possiamo – sottolinea Marco Minniti – non comprendere quello che e’ avvenuto il 4 marzo. Ci sono tante ragioni, ognuno puo’ dire quello che ritiene piu’ opportuno, tuttavia abbiamo perso le elezioni perche’ non abbiamo saputo rispondere a due grandi sentimenti, che oggi sono presenti nelle grandi democrazie, compresa l’Italia: rabbia e paura”. Ma oggi e’ Romano Prodi a sferzare il partito. Dalla Annunziata ha premesso di non aver ancora deciso se votera’ alle primarie del Partito Democratico ma ha puntato il dito contro un problema a suo avviso “gravissimo”: si conoscono – questo il ragionamento – i candidati ma non i loro programmi.

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“Uno – osserva l’ex premier – si presenta per una qualsiasi carica, anche il presidente di una polisportiva dicendo: voglio ammettere questi e questi altri, mi differenzio da lui che vuole altro. E io aspetto questo. E poi prendo la decisione. Qui sottolinea – il problema e’ la politica, non e’ il giocare alla personalita’. La personalita’ viene dopo”. “Bisogna – la tesi di Prodi – dire quello che uno vuole: che partito, che Paese uno vuole, che cos’ha in testa per il futuro. Questo e’ quello che la politica deve decidere. E allora mi attendo che si cominci, anche tra i candidati del Partito Democratico a definire le differenze e le similitudini”.

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