Processo Ruby bis, confermare le condanne di Fede e Minetti

Processo Ruby bis, confermare le condanne di Fede e Minetti
Nicole Minetti
16 aprile 2018

Quattro anni e 10 mesi di carcere per Emilio Fede, 3 anni per Nicole Minetti. Il sostituto procuratore generale di Milano, Daniela Meliota, ha chiesto la conferma delle condanne già inflitte all’ex direttore del Tg4 e all’ex consigliera lombarda del Pdl nel primo processo d’appello processo d’appello del cosiddetto caso “Ruby bis”. I due sono entrambi accusati di favoreggiamento della prostituzione di 29 ragazze maggiorenni che avevano partecipato ai festini del “bunga bunga” di Arcore, con il giornalista che risponde anche induzione alla prostituzione di altre tre “olgettine”. In primo grado Fede e Minetti erano stati condannati rispettivamente a 7 e 5 anni di carcere. Pene poi ridotte dalla sentenza d’appello annullata nel settembre 2015 dalla Corte Cassazione che ordinò di celebrare un nuovo processo di secondo grado. Ma oggi il pg Meliota ha chiesto alla Corte d’appello di Milano di confermare le condanne già decise nella sentenza che la Suprema Corte decise di annullare per un “vuoto motivazionale”.Nel corso della sua requisitoria in aula, la rappresentante della pubblica accusa ha parlato di “sistema prostitutivo ben delineato” e di “ragazze portate ad Arcore da offrire a Silvio Berlusconi” in cambio di soldi, regali e promesse di avanzamenti di carriera in tv e nel mondo dello spettacolo.

“Nella sala del bunga bunga – ha detto il magistrato – c’era un atmosfera di totale prepotenza rispetto alla fragilità delle ragazze che venivano spogliate, baciate e toccate”. Era Fede, ha aggiunto il pg, il “selezionatore” delle ragazze da portare a Villa San Martino, mentre Nicole Minetti ricopriva un ruolo “fondamentale” nella gestione degli appartamenti di via Olgettina, a due passi dall’ospedale San Raffaele, dove le ospiti fissi dei festini di Arcore alloggiavano senza pagare nessun canone d’affitto. Ed è per questo, ha puntualizzato il pg Meliota, che Nicole Minetti “trae un vantaggio direttamente da Berlusconi”, perché “è Berlusconi che l’ha fatta diventare consigliera regionale”. Del processo non fa più parte Lele Mora: a differenza degli altri due imputati, l’ex talent scout decise infatti di non ricorrere in Cassazione contro la prima sentenza d’appello. La sua condanna, pari a 6 anni e 1 mese di carcere (in continuazione con quella per la bancarotta della sua società Lm Management), è dunque passata in giudicato ed è diventata definitiva.

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Pg: “Ragazze fatte prostituire per buonumore Berlusconi”

Le ragazze portate ad Arcore servivano “per far stare tranquillo e mettere di buon umore Silvio Berlusconi e Fede aveva il ben preciso scopo di farle prostituire per mantenere la sua posizione di direttore del tg4 e l’autorevolezza e i guadagni che ne derivavano”. E’ un passaggio della requisitoria del pg di Milano Daniela Meliota nel nuovo processo d’appello ordinato dalla Cassazione a carico del giornalista e dell’ex consigliera regionale lombarda Nicole Minetti. Nel primo processo d’appello, era caduta l’accusa piu’ grave, quella di avere favorito la prostituzione dell’allora 17enne Ruby, ed era rimasta per i due imputati l’accusa di favoreggiamento della prostituzione delle ragazze maggiorenni e, per il solo Fede, quella del tentativo di indurre alla prostituzione altre tre giovani che avevano detto ‘no’ (Chiara Danese, Ambra Battilana, Imane Fadil, parti civili). Il pg ha cominciato il suo intervento producendo i due decreti che hanno disposto il giudizio per Silvio Berlusconi, assolto in via definitiva nel primo processo Ruby, e per altre ospiti ad Arcore. Ha quindi chiesto alla Corte di rigettare l’eccezione di costituzionalita’ sul reato di favoreggiamento, gia’ respinto dal Tribunale e dalla Corte d’Appello di Bari nel caso con al centro la figura di Giampaolo Tarantini, uno dei presunti reclutatori delle ragazze.

“Oggi non e’ pensabile – le parole del pg – pensare a un’attivita’ di libera prostituzione”. Secondo Meliota, “il favoreggiamento a carico di Fede, che non aveva alcun scopo filantropico, esplode dalle carte processuali col concorso di Lele Mora, gia’ condannato, che ha piu’ volte dichiarato a verbale che l’unica ragione per cui si prestava a portare le fanciulle a Berlusconi era recuperare del denaro che non si fermava nelle casse della sua societa’ ma finiva come provvigione anche nelle tasche di Fede”. Quanto a Nicole Minetti, avrebbe rivestito un “ruolo fondamentale nella gestione degli appartamenti di via Olgettina” e, in cambio, tra l’altro, si sarebbe guadagnata la possibilita’ di essere eletta in Consiglio Regionale. Per lei ha chiesto di confermare il riconoscimento delle generiche. Sempre su Fede, al quale ha chiesto invece di non riconoscere le generiche, il pg ha sostenuto che “ha manifestato in una marea di occasioni una prepotente forza persuasiva” nei confronti delle ragazze, approfittando della loro “fragilita’”.

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