“Qui è guerra”, il drammatico racconto dall’ospedale di Bergamo

“Qui è guerra”, il drammatico racconto dall’ospedale di Bergamo
7 marzo 2020

Un accorato appello a uscire di casa “solo per le cose indispensabili” per non permettere che l’epidemia di Coronavirus si diffonda e porti gli ospedali a dover gestire un’emergenza sanitaria drammatica, come quella che stanno vivendo in questo momento molti ospedali della Lombardia. Lo ha lanciato sulla sua pagina Facebook il medico chirurgo dell’ospedale Gavezzeni di Bergamo “ai non addetti ai lavori” per raccontare “cosa stiamo vivendo a Bergamo in questi giorni di pandemia da Covid-19”. “Capisco la necessità di non creare panico – scrive il medico – ma quando il messaggio della pericolosità di ciò che sta accadendo non arriva alle persone e sento ancora chi se ne frega delle raccomandazioni e gente che si raggruppa lamentandosi di non poter andare in palestra o poter fare tornei di calcetto rabbrividisco. Capisco anche il danno economico e sono anch`io preoccupato di quello. Però, a parte il fatto che stiamo letteralmente devastando anche dal punto di vista economico il nostro SSN, mi permetto di mettere più in alto l`importanza del danno sanitario che si rischia in tutto il paese e trovo a dir poco “agghiacciante” ad esempio che non si sia ancora istituita una zona rossa già richiesta dalla regione, per i comuni di Alzano Lombardo e Nembro (tengo a precisare che trattasi di pura opinione personale)”.

Daniele Macchini

Macchini parla di una “situazione a dir poco drammatica. Non mi vengono altre parole in mente. La guerra è letteralmente esplosa e le battaglie sono ininterrotte giorno e notte. Uno dopo l`altro i poveri malcapitati si presentano in pronto soccorso. Hanno tutt`altro che le complicazioni di un`influenza. Piantiamola di dire che è una brutta influenza. E ancora: “Uno dopo l`altro i reparti che erano stati svuotati, si riempiono a un ritmo impressionante. I tabelloni con i nomi dei malati, di colori diversi a seconda dell`unità operativa di appartenenza, ora sono tutti rossi e al posto dell`intervento chirurgico c`è la diagnosi, che è sempre la stessa maledetta: polmonite interstiziale bilaterale”. “E mentre ci sono sui social ancora persone che si vantano di non aver paura ignorando le indicazioni – prosegue il medico – protestando perché le loro normali abitudini di vita sono messe ‘temporaneamente’ in crisi, il disastro epidemiologico si va compiendo”. Macchini parla di “uno tsunami che ci ha travolto. I casi si moltiplicano, arriviamo a ritmi di 15-20 ricoveri al giorno tutti per lo stesso motivo.

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Improvvisamente il pronto soccorso è al collasso. Le disposizioni di emergenza vengono emanate: serve aiuto in pronto soccorso. La terapia intensiva diventa satura, e dove finisce la terapia intensiva se ne creano altre. Ogni ventilatore diventa come oro: quelli delle sale operatorie che hanno ormai sospeso la loro attività non urgente diventano posti da terapia intensiva che prima non esistevano”.Infine l’appello: “Abbiate pazienza anche voi che non potete andare a teatro, nei musei o in palestra. Cercate di aver pietà per quella miriade di persone anziane che potreste sterminare. Non è colpa vostra, lo so, ma di chi vi mette in testa che si sta esagerando e anche questa testimonianza può sembrare proprio un`esagerazione per chi è lontano dall`epidemia, ma per favore, ascoltateci, cercate di uscire di casa solo per le cose indispensabili”. “Magari – prosegue il medico – se avete una normale mascherina (anche quelle che si usano per fare certi lavori manuali) mettetevela. Non cercate le ffp2 o le ffp3. Quelle dovrebbero servire a noi e iniziamo a far fatica a reperirle”. “Alla fine cerchiamo solo di renderci utili per tutti. Ora cercate di farlo anche voi però: noi con le nostre azioni influenziamo la vita e la morte di qualche decina di persone. Voi con le vostre, molte di più”. “Per favore – conclude – condividete e fate condividere il messaggio. Si deve spargere la voce per evitare che in tutta Italia succeda ciò che sta accadendo qua”.

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