Reddito cittadinanza, per Cgil-Cisl-Uil ci sono criticità e criteri iniqui

Reddito cittadinanza, per Cgil-Cisl-Uil ci sono criticità e criteri iniqui
Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo
4 marzo 2019

Sul reddito di cittadinanza Cgil, Cisl e Uil confermano “tutti gli elementi di criticità”. I sindacati ritengono “inaccettabile” il vincolo di residenza pari a 10 anni “per il suo profilo discriminatorio nei confronti dei cittadini stranieri” e “ancor meno possiamo condividere l’emendamento approvato in Senato che, in deroga alle disposizioni vigenti, condiziona l’accoglimento della richiesta di beneficio, per i cittadini provenienti da Paesi extra Ue, alla presentazione di apposita certificazione prodotta dallo Stato estero, tradotta e legalizzata, comprovante i requisiti reddituali e patrimoniali oltre che la composizione del nucleo familiare”.

In una memoria consegnata alla Camera in occasione dell’audizione informale sul decretone (commissioni Lavoro e Affari sociali) i sindacati ribadiscono le critiche anche sui criteri adottati per individuare la platea di beneficiari e su quelli indicati per determinare l’ammontare del beneficio, valutandoli “iniqui” verso l’intera platea di soggetti in condizioni di bisogno. Le tre confederazioni segnalano poi “con preoccupazione” il conflitto di attribuzioni tra Stato e Regioni sul tema delle assunzioni e della piena operatività dei navigator. Un conflitto che “rischia di impattare negativamente sulla buona riuscita dei percorsi di inserimento e reinserimento al lavoro dei beneficiari del reddito di cittadinanza”, sottolineano. “In aggiunta alle 4mila assunzioni previste dall’ultima legge di bilancio – aggiungono – chiediamo che le 1.600 assunzioni cofinanziate con fondi comunitari siano effettuate con contratti a tempo indeterminato e non a termine”.

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Secondo Cgil, Cisl e Uil sarebbe “importante” oltre al potenziamento dei centri per l’impiego “trovare risorse strutturali e costanti nel tempo per un piano di sviluppo e di funzionamento degli stessi centri”. I sindacati individuano una “serie di problemi” in relazione all’offerta congrua: “Il primo è rappresentato dalla ulteriore differenziazione della congruità rispetto alle regole del sistema di condizionalità vigente per gli altri percettori di trattamenti di sostegno al reddito, come per esempio la Naspi. Questa differenziazione si affianca a quella relativa alla distanza chilometrica, già presente nel testo originario. Inoltre, l’individuazione di una retribuzione congrua di 858 euro non tiene conto dei salari percepiti da lavoratori impegnati in alcuni settori o delle retribuzioni di molti lavoratori part-time”.

I sindacati ripropongono “la necessita di aprire un percorso condiviso per una riforma fiscale basata sul principio costituzionale della progressività”. Va infine aperta una riflessione sull’aumento delle ore che il beneficiario del reddito di cittadinanza deve garantire in attività di pubblica utilità. “Ciò – concludono le organizzazioni sindacali – in quanto le 16 ore previste dall’emendamento approvato dal Senato equivalgono sostanzialmente a un tempo parziale nella pubblica amministrazione e in altri settori”.

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