Referendum, oggi Palazzo Chigi decide la data. Opposizioni già su barricate. Legge elettorale, asse FI-M5S

Referendum, oggi Palazzo Chigi decide la data. Opposizioni già su barricate. Legge elettorale, asse FI-M5S
26 settembre 2016

o-RENZI-BOSCHI-facebookLa data del referendum sul ddl Boschi verra’ decisa stasera in Consiglio dei ministri. Renzi si e’ preso ancora qualche ora di riflessione, riferiscono fonti ministeriali. Ma l’orientamento e’ quello di scegliere il 4 dicembre piuttosto che il 27 novembre. Si punta quindi ad una settimana in piu’ per la campagna elettorale e per i lavori alla Camera sulla legge di bilancio. Ma un’altra delle valutazioni in corso e’ che qualora dovesse prevalere il fronte del no resterebbe poco tempo per approvare la stabilita’ al Senato e quindi si restringerebbero i margini per chi volesse aprire subito una crisi di governo. In ogni caso il presidente del Consiglio e’ ottimista sulla consultazione e lo sta ripetendo in ogni incontro. Quando giro per il Paese vedo un clima positivo, finalmente si sta entrando nel merito della riforma, questo il convincimento ribadito anche nello scorso Cdm. Le opposizioni aspettano l’ora x del Cdm per lanciare un nuovo attacco. Il centrodestra si e’ compattato sul no al referendum e anche Sinistra italiana critica il premier: “Il referendum – attacca D’Attorre – e’ un diritto dei cittadini, non di Renzi. Fissarlo a dicembre per ridurre l’affluenza e far recuperare i Si’ sarebbe davvero scandaloso”.

La minoranza dem, invece, non fara’ polemiche ma fa notare come il tentativo di Renzi di ‘spersonalizzare’ l’appuntamento referendario e’ fallito. Da oggi, quindi, il premier fara’ partire le lancette per il rush finale. Con comparsate in tv, ribadendo anche la disponibilita’ a confrontarsi con chiunque sui contenuti del ddl Boschi. La campagna puntera’ proprio agli elettori del centrodestra e del Movimento 5 stelle. Berlusconi e Grillo sono saliti sulle barricate, ma – e’ la tesi del premier – non hanno argomenti, i loro elettori non potranno dire di no alla riduzione dei costi della politica e del numero dei parlamentari. Qualche manifesto in cui si fa risaltare il taglio delle poltrone e’ gia’ apparso, poi partira’ la campagna social, con l’utilizzo anche di app per i militanti per aumentare il numero dei post. L’obiettivo del premier e’ portare l’affluenza perlomeno al 60%. Qualora invece dovesse fermarsi al 40% il timore e’ che sia un voto politicizzato e quindi che possa prevalere il fronte del no. La battaglia si giochera’ soprattutto con Grillo che da Palermo- al pari della sindaca di Roma Raggi – ha lanciato l’affondo contro Renzi: “Il no al referendum sara’ la sua fine”. Sullo sfondo c’e’ poi la partita sulla legge elettorale, “ora si capira’ chi fa sul serio e chi invece punta solo a far fallire il referendum”, ripetono nel Pd. Il timore e’ che ci possa essere un asse M5s-FI sul proporzionale, ma anche tra gli azzurri c’e’ il convincimento che a Berlusconi interessi far eleggere i suoi fedelissimi e che non aprira’ mai alle preferenze.

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