Renzi scarica Azzolini, Alfano incassa

Renzi scarica Azzolini, Alfano incassa
12 giugno 2015

di Carlantonio Solimene

Sarà una procedura lampo quella che porterà la Giunta delle Autorizzazioni del Senato a votare sul via libera all’arresto di Antonio Azzollini, parlamentare di Ncd indagato dalla procura di Trani per bancarotta fraudolenta. L’organismo presieduto da Dario Stefano di Sel si è riunito ieri per calendarizzare l’iter e ha deciso di procedere a tappe forzate. La posizione di Azzollini verrà valutata a partire dal 16 giugno e il voto finale si terrà il 24, appena otto giorni dopo, durante i quali il senatore alfaniano potrà difendersi davanti ai colleghi o inviare alla Giunta una memoria scritta. Poi, dopo il voto, la questione arriverà in Aula, per un verdetto definitivo che a questo punto arriverà molto probabilmente prima dell’estate. Ma chi riteneva che questo passaggio potesse mettere a serio rischio la vita del governo dovrà ricredersi. Perché a “slegare” l’eventuale arresto di Azzollini dalla tenuta dell’esecutivo sono stati sia Renato Schifani che Maurizio Lupi. Due pezzi da novanta del Nuovo Centrodestra. Una posizione per certi versi sorprendente, se si considera le polemiche che in mattinata avevano sollevato le parole del presidente del Pd Matteo Orfini: “Leggeremo le carte e valuteremo. Ma credo sia inevitabile per il Partito Democratico votare sì all’arresto”. Le considerazioni di Orfini si basavano anche su un illustro precedente: il sì alla carcerazione del deputato Dem Francantonio Genovese. Ciononostante, avevano irritato non poco l’area centrista della maggioranza, già segnalata in una fase di profondo scontento come hanno dimostrato le assenze fatali nella commissione Affari Costituzionali che sono costate due bocciature del governo sulla riforma della Scuola.

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E così tra i più accesi nella reazione si era segnalato Gaetano Quagliariello: “Sarebbe grave se il sì all’arresto arrivasse per motivi ideologici”. “Orfini straccia la Costituzione” azzardava Carlo Giovanardi. Mentre Giuseppe Esposito allargava la questione a Mafia Capitale, invitando Marino e Zingaretti alle dimissioni e citando i casi Lupi e De Girolamo per spiegare che “noi abbiamo fatto un passo indietro per molto meno”. Tutto lasciava presagire un’alzata di scudi nei confronti di Renzi. Per lo meno fino alle dichiarazioni distensive di Schifani e Lupi, per i quali il destino personale di Azzollini e quello del governo viaggiano su piani separati”. Una linea, quella ispirata dal ministro dell’Interno Angelino Alfano, che ha creato più di un mugugno all’interno di Ncd, specie tra quella folta area di senatori (forse una ventina) che mal sopportano l’eccessivo filorenzismo del leader. Il rapporto tra Gaetano Quagliariello e Alfano, ad esempio, è segnalato ai minimi storici. Mentre Nunzia De Girolamo ormai parla – e si muove – come se avesse già lasciato il partito per far ritorno in Forza Italia. Voterà sì, ad esempio, alla mozione di Brunetta per cancellare le sanzioni alla Russia. Posizione “stroncata”, invece, da Fabrizio Cicchitto.

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