Riforme, scatta la “semi-ghigliottina” di Grasso. Via 75 mln di emendamenti Calderoli

Riforme, scatta la “semi-ghigliottina” di Grasso. Via 75 mln di emendamenti Calderoli
29 settembre 2015

di Giuseppe Novelli

Alla fine la ghigliottina di Grasso sul ddl riforme è arrivata, ed ha tagliato in un colpo solo ben 75 milioni di emendamenti al provvedimento, quelli in buona sostanza presentati dal leghista Calderoli, al netto di quelli già ritirati agli articoli 1 e 2. Ma si è trattato di una “semi-ghigliottina”, che non ha dato un colpo di scure ai malumori, in particolare in casa Pd e del governo, e alle polemiche, lasciando in campo i 500 mila emendamenti della Lega presentati in commissione e valutando realisticamente in 383.500 mila il “budget” compessivo delle proposte di modifica da esaminare (380 mila elettroniche e 3.500 per iscritto). Soprattutto è stata una ghigliottina che ha visto come contrappeso la decisione di Grasso di cassare uno degli strumenti a cui il Pd e il governo guardava con fiducia per spazzare la strada al via libera in tempi rapidi e senza problemi al ddl Boschi: quel “lodo Russo” in base al quale tutti gli emendamenti elettronici senza firma autografa andrebbero gettati nel cestino, in quanto contrari al regolamento.

Grasso insomma ha scelto la “via di mezzo” sul percorso minato delle riforme, restando fermamente ancorato alla mediazione ad ogni costo. Così dopo aver dichiarato “irricevibili” i 75 milioni di emendamenti di Calderoli, spiegando che la sua decisione nasce esclusivamente dalla necessità di “non bloccare i lavori del Parlamento per un tempo incalcolabile” e non guarda assolutamente al merito, ha anche chiarito che il lodo Russo non esiste, in quanto a suo tempo la stessa commissione Affari costituzionali, di cui lo stesso Russo fa parte, aveva accolto, valutato e ordinato ben 500 mila emendamenti con firma elettronica presentati da Calderoli. Una decisione, quella di Grasso in tal senso, che non ha mancato di sollevare le proteste del capogruppo Pd, Luigi Zanda: “E’ una questione che va affrontata – ha detto – perché altrimenti si crea un pericoloso precedente”.

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L’attenzione si sposta ora al vaglio che dovrà fare Grasso nelle prossime ore e giorni delle proposte di modifica sotto il profilo dell’ammissibilità. Secondo le stime e valutazioni degli uffici potrebbero essere complessivamente circa 3 mila gli emendamenti di merito su tutto il ddl. E nuovamente il presidente del Senato ha voluto tenere aperta la porta del compromesso (e della nobile uscita, se del caso) a Calderoli, chiedendogli in aula se volesse indicare, meglio “far sapere”, quali sono le proposte ritenute veramente importanti dal Carroccio. Molto diplomatica la replica del senatore della Lega: “Assicuro la mia massima riflessione, la notte porta consiglio, vuol dire che mi autoemenderò…”. Il tempo non mancherà, per le riflessioni. Domani si passerà all’esame e al voto degli emendamenti. Grasso ha fatto sapere che valuterà la loro ammissibilità articolo per articolo, prendendosi un po’ di tempo e spazio per ulteriori passi (“Le verifiche sono in corso, sarà un lavoro in progress”).

Ma già domani è prevista una giornata di lavoro spezzata dalla pausa disposta nei lavori dell’aula per consentire ai senatori di partecipare ai funerali di Pietro Ingrao (previsti per le 11). Sarà comunque la prima occasione per verificare il comportamento ostruzionistico o meno delle opposizioni. Anche questo – insieme alle iniziative cui continua pensare la maggioranza per accelerare al massimo i lavori – avrà il suo peso sul prosieguo dell’iter, che comunque dovrà fare i conti con il termine del 13 ottobre, la vera ghigliottina finale del provvedimento. Oggi intanto l’illustrazione degli emendamenti procede a ritmi accelerati, a causa della rinuncia da parte di molti senatori di intervenire, a cominciare da quelli M5s. Per tutti ha preso la parola il senatore Fi, Giacomo Caliendo, che si è limitato a dire: “Oggi è una giornata triste”.

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