Risoluzione votata dalla plenaria: “Marò devono essere rimpatriati”

Risoluzione votata dalla plenaria: “Marò devono essere rimpatriati”
15 gennaio 2015

Il Parlamento europeo, riunito in sessione plenaria a Strasburgo, ha approvato oggi una risoluzione sul caso dei marò in India in cui “auspica che, alla luce delle posizioni assunte dall’Italia, in quanto Stato membro, in relazione agli eventi collegati all’incidente, la competenza giurisdizionale sia attribuita alle autorità italiane e/o a un arbitraggio internazionale”. L’Assemblea di Strasburgo, inoltre, “esprime grande preoccupazione per la detenzione dei fucilieri italiani senza capi d’imputazione”, “pone l’accento sul fatto che devono essere rimpatriati” e “sottolinea che i lunghi ritardi e le restrizioni alla libertà di movimento dei fucilieri sono inaccettabili e rappresentano una grave violazione dei loro diritti umani”.

Dopo aver espresso “profonda tristezza” e manifestato il proprio “cordoglio per la tragica fine dei due pescatori indiani”, il Parlamento europeo “si duole del modo in cui la questione è stata gestita e sostiene gli sforzi esplicati da tutte le parti coinvolte per ricercare con urgenza una soluzione ragionevole e accettabile per tutti, nell’interesse delle famiglie coinvolte, indiane e italiane, e di entrambi i Paesi”.

Gli eurodeputati incoraggiano l’Alto Rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza comune, Federica Mogherini (foto), “a intraprendere ogni azione necessaria per proteggere i due fucilieri italiani ai fini del raggiungimento di una soluzione rapida e soddisfacente del caso”, e ricordano alla Commissione “che è importante porre l’accento sulla situazione dei diritti umani nel quadro delle relazioni con l’India”, invitandola quindi “a prendere in considerazione ulteriori misure per facilitare una soluzione positiva del caso”.

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L’Europarlamento, infine, “ricorda che i diritti e la sicurezza dei cittadini dell’Ue nei paesi terzi dovrebbero essere salvaguardati dalla rappresentanza diplomatica dell’Unione, la quale dovrebbe operare attivamente per la difesa dei diritti umani fondamentali dei cittadini dell’Ue detenuti in qualsiasi Paese terzo”.

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