E riusciamo pure a lamentarci se alla fine i cervelli scappano

E riusciamo pure a lamentarci se alla fine i cervelli scappano
Luigi Di Maio
29 settembre 2018

Fino a qualche decennio fa, c’erano i pacchi di pasta. Ora arriva il reddito di cittadinanza. Il governo del cambiamento ce l’ha fatta: oltre che nel contratto, il sussidio ora è anche nella manovra. E così, intanto, in questa prima fase della finanziaria, il reddito di cittadinanza è nero su bianco. Non a caso i grillini, con a capo Luigi Di Maio, hanno brindato alla faccia degli italiani che da ora in poi saranno sempre più indebitati. E chissenefrega. Il loro obiettivo è stato raggiunto: ecco l’assegno promesso in campagna elettorale.

Domani si vedrà, perché tutto può succedere: cade il governo, i burocrati metteranno i bastoni tra le ruote a Di Maio per non far decollare i centri per l’impiego, l’Europa sanzionerà l’Italia per aver sforato, e via con i fantasiosi alibi che potrebbero far fare spallucce ai pentastellati. In ogni caso, la loro coscienza “elettorale” resterà pulita. E questo è lo scenario migliore, in quanto significherebbe che il reddito di cittadinanza, non decollerebbe. Perché lo scenario peggiore è appena al giovane, in particolare del Sud, gli arriverà il primo assegno. Per lui, certo, sarà una boccata d’ossigeno, ma per gli italiani sarà un’ulteriore zavorra per il loro benessere. Perché l’operazione grillina è una semplice elargizione di denaro a costi alti e rendimento zero.

Chi da un sussidio per tirare a campare non punta certo allo sviluppo, come chi investe sulla ricerca o sulle startup, per dirne una. Il che vuol dire, disincentivare sempre più i giovani, facendo fuggire sempre più i “cervelli”. Ma con l’aggravante, che continuando a elargire assegni come per decenni ha fatto la vecchia politica, fra un paio di anni in Italia non ci saranno più neanche i “cervelli” in quanto il povero Stato non è più in grado di produrli. A beneficiare di questo sussidio, secondo Di Maio, saranno 6,5 milioni di persone, superiori quindi ai 5 milioni di poveri stimati dall’Istat. Il costo del reddito di cittadinanza annunciato, come detto, è di 10 miliardi ma distribuire a questa platea l’importo previsto farebbe lievitare il conto ben al di sopra (il contratto di governo parlava di 17 miliardi).

Quindi i conti non tornano, ma questo è un altro capitolo gialloverde. Perché una cosa è certa, nessuno a oggi è in grado di sapere quanto realmente costerà questo assegno che in molti attendono come manna dal cielo. La misura potrebbe partire da maggio, preceduta dal potenziamento dei centri per l’impiego i cui uffici non hanno neanche il computer sulla scrivania, per non parlare del personale. Ma, a maggio, secondo sempre Di Maio, si parte. Chissenefrega. Dice Maurizio Gasparri di Forza Italia: “Diamo solidarietà alle partite Iva, agli artigiani, alle famiglie in difficoltà con le loro attività economiche che dovranno pagare reddito di cittadinanza a nuove clientele elettorali”. Aggiunge il senatore Pd, Matteo Renzi: “Il problema è che ti abituano all’assistenzialismo e che educano a non rischiare: mettiti ad aspettare comodo sul divano, che adesso arriva il reddito di cittadinanza”. Il resto lo vedremo.

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