Roma 2027, M5S diviso tra dialogo e rigidità: Raggi dice no, Gualtieri attende il Pd

La politica romana si muove su un terreno preparato, ma ancora incerto. La primavera del 2027, quando si terranno le prossime elezioni amministrative di Roma, sembra lontana, ma in realtà è dietro l’angolo per chi conosce i tempi della politica. In questo scenario, il Movimento 5 Stelle e il Partito Democratico mantengono aperto il dialogo, consapevoli che il tempo per costruire un’alleanza solida si sta rapidamente assottigliando.

Un confronto acceso

L’occasione per riaccendere il dibattito è stata l’evento pentastellato alla Città dell’Altraeconomia, dove esponenti nazionali del M5S, rappresentanti della società civile e altre forze di sinistra si sono confrontati sul futuro di Roma. Il 2027 non è solo una data elettorale: coincide con la conclusione del Giubileo e l’avvio di una fase cruciale per la città, segnata dal completamento di grandi opere e dalla necessità di affrontare nodi storici come la gestione dei rifiuti e la trasformazione urbana.

Virginia Raggi e Roberto Gualtieri

M5S: tra apertura e divisioni interne

Nel Movimento 5 Stelle il dibattito interno è acceso. Da una parte ci sono i dialoganti come Francesco Silvestri e Paolo Ferrara, che spingono per un campo largo insieme al PD, sottolineando la necessità di iniziare a lavorare subito su un progetto comune: “O si inizia adesso oppure, a tre mesi dalle elezioni, matematicamente non potremo andare insieme” ha avvertito Silvestri. L’urgenza è accentuata dalla possibile riforma che potrebbe abolire il ballottaggio nei grandi comuni, costringendo le forze progressiste a trovare un’intesa prima del voto.

Dall’altra parte c’è Virginia Raggi, ex sindaca e figura di riferimento per l’ala più intransigente, che ribadisce il rifiuto di alleanze di comodo: “Non si governa per gestire, ma per trasformare”. Raggi mantiene una posizione di netta contrapposizione soprattutto sui temi ambientali, come il termovalorizzatore di Roma, e non esclude una propria candidatura autonoma con una lista civica.

Il PD tra attesa e necessità di scelta

Sul fronte PD, il sindaco Roberto Gualtieri adotta una linea attendista. Da un lato, un’alleanza con il M5S potrebbe rafforzare il fronte progressista e replicare esperienze positive già viste in Regione Lazio, dall’altro le divisioni interne ai due partiti e i nodi programmatici – come la gestione dei rifiuti e le grandi opere – rendono il percorso accidentato. La segretaria Elly Schlein, pur tra voci dissonanti, sembra non avere alternative reali alla strategia unitaria, ma la decisione definitiva tarda ad arrivare.

Le divergenze tra PD e M5S restano profonde su temi chiave come l’inceneritore e i grandi progetti infrastrutturali. Il M5S si oppone fermamente al termovalorizzatore, mentre il PD lo considera un tassello fondamentale della strategia capitolina. Anche la questione dello stadio della Roma vede il Movimento schierato al fianco dei comitati cittadini contro la realizzazione dell’impianto a Pietralata.

Nonostante ciò, all’interno del M5S cresce la consapevolezza che senza un’alleanza il rischio è quello di restare ai margini della partita. “Se condividiamo la casa progressista, dobbiamo parlare con gli altri inquilini”, ha dichiarato Ferrara, mentre altri esponenti sottolineano che, senza ballottaggio, il peso del Movimento potrebbe essere decisivo solo se si siede ora ai tavoli negoziali.

Il tempo stringe

La storia recente insegna che le divisioni e i tatticismi hanno spesso favorito il centrodestra, che punta a riconquistare Roma dopo più di un decennio. La rottura del “campo largo” alle scorse Regionali brucia ancora e molti, anche fuori dal M5S, avvertono che l’identità non si difende chiudendosi, ma scegliendo battaglie vere e interlocutori credibili.

Il sindaco Gualtieri, intanto, prosegue spedito con i suoi cantieri e punta a presentarsi nel 2027 con una città più moderna ed efficiente. Ma il vero cantiere politico, quello dell’alleanza progressista, deve ancora essere costruito su basi solide. Il dialogo tra Movimento 5 Stelle e Partito Democratico è aperto, ma il tempo per decidere si assottiglia. Le prossime settimane saranno decisive per capire se Roma vedrà nascere un fronte progressista unito o se, ancora una volta, le divisioni interne prevarranno sulle ambizioni di cambiamento. La strada è tracciata, ma la meta resta avvolta nella nebbia delle incertezze politiche.