Ruby ter, il teste racconta “la stanza buia di Arcore”

Ruby ter, il teste racconta “la stanza buia di Arcore”
Barbara Guerra
14 gennaio 2020

Nei processi Ruby si sono ascoltati spesso racconti piccanti ma questa volta l’ex agente dello spettacolo Francesco Chiesa Soprani va oltre il gia’ sentito nella saga giudiziaria, offrendo immagini ardite. Dopo qualche timidezza, caldeggiato dal presidente del collegio Marco Tremolada che gli fa notare come in aula “siamo tutti maggiorenni e abituati a sentirne di ogni”, il testimone dell’accusa racconta: “Barbara Guerra (imputata, ndr) mi disse che c’era una stanza buia ad Arcore, perche’ forse lui voleva stare al buio per non farsi vedere, in cui le ragazze ‘cavalcavano’ a turno il presidente Silvio Berlusconi”. Gia’ assolto dall’accusa di induzione alla prostituzione nell’inchiesta ‘Vallettopoli’, ma condannato per bancarotta, l’uomo che organizzava insieme a Lele Mora il ‘mercato’ delle ragazze che ambivano alla notorieta’, spiega di avere ricevuto queste confidenze “prima del 2013 in corso Como, a Milano”.

“Guerra mi disse dei rapporti sessuali con Berlusconi. Mi riferi’ che lei riteneva di ‘valere’ sui tre milioni di euro, perche’ Nicole Minetti (condannata nel Ruby-bis) ne aveva ricevuti cinque e Silvia Trevaini uno e ottocento. Aggiunse che aveva chiesto a Berlusconi, tramite l’avvocato Francesco D’Onofrio, 500mila euro e una casa, e il presidente era disponibile ad accontentarla, ma non so se poi li ricevette. Non mi parlo’ ne’ di orge, ne’ di minorenni”. Invece in un’altra occasione Ruby (“rideva in modo sguaiato, poteva funzionare per la tv”) gli avrebbe rivelato “che aveva avuto rapporti sessuali con Berlusconi quando era minorenne. Non mi stupi’ perche’ era normale che il presidente avesse rapporti con ragazze giovani”. L’ex premier e’ stato assolto dall’accusa di prostituzione minorile, oltre che da quella di concussione, nel primo processo nato dalle dichiarazioni della giovane marocchina. La testimonianza di Chiesa Soprani e’ in linea con la tesi della Procura secondo la quale Berlusconi avrebbe comprato il silenzio o la reticenza degli ospiti a Villa San Martino per essere scagionato. L’uomo che, a detta sua, “creava personaggi dal nulla, come la Guerra che nessuno conosceva prima che andasse alla ‘Fattoria’”, sostiene di avere altre conferme sulla presunta corruzione di altre giovani ospiti.

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In particolare dell’attuale giornalista di Mediaset, Silvia Trevaini, anche lei tra i 29 imputati: “La vidi negli studi di Sky e, alla mia domanda su come mai facesse la giornalista, mi rispose che sapeva che, durante le cene, c’erano rapporti sessuali e, di conseguenza, faceva questo lavoro. Non mi disse di avere avuto rapporti con Berlusconi”. “Non la sento piu’, so che tra virgolette fa la giornalista, dico tra virgolette perche’ mai me lo sarei immaginato. Quando la frequentavo, non mi sembrava che, per cultura, potesse ambire a questo tipo di lavoro. Anche con lei, come con altre che seguivo, ebbi un flirt, ma il rapporto con le ragazze per cui facevo l’agente non era come tra fidanzate. Quando ci si lasciava non c’erano rancori, tutto riprendeva come prima. Ho avuto una piccola storia anche con la Guerra”. Il teste ha detto di essersi occupato anche delle ‘meteorine’ che leggevano le previsioni del tempo al Tg4 dell’allora direttore, Emilio Fede. “Mi recavo settimanalmente da Fede con le ragazze che ambivano a diventare ‘meteorine’. C’era una rotazione continua, non avevano una durata fissa, dipendeva dall’umore di Fede”.

Quando avrebbe ricevuto le confidenze di Barbara Guerra, in corso Como, “c’era anche Elena Sorcinelli (anche lei imputata, ndr). La conobbi nel 2009 quando promossi un calendario molto sexy contro la camorra a Casal di Principe. Sorcinelli ascoltava e confermava quello che diceva Barbara. Si parlava dei soldi ricevuti da Minetti e Trevaini e ci si chiedeva perche’ queste due avevano ricevuto soldi senza motivo, rispetto a Barbara e ad altre”. Alla fine Chiesa Soprani finisce pero’ col rischiare di inguaiare anche se stesso, incrinando la propria attendibilita’. Succede quando spiega che in un incontro con un avvocato di Mediaset chiese di poter collaborare con la rete come autore, dopo avere affermato che sapeva che le ragazze veniva pagate per stare zitte. “Fui congedato con una stretta di mano e l’invito a sentire Fede. Mi sentivo preso in giro, visto che non temevano quello che avevo da dire. Andai allora a fissare un appuntamento con Ilda Boccassini (che coordinava l’inchiesta, ndr), le mandai una mail ma cadde nel vuoto”. Dichiarazioni, queste, che sono state definite dai giudici, su invito della difesa di Berlusconi, “con possibile ricadute indizianti di reato”, tanto che Chiesa Soprani ha dovuto proseguire il controesame assistito da un legale.

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Dal racconto di uno dei testimoni ascoltati nell’aula è anche emerso che nel 2013 Ruby, che sosteneva di aver già investito 7 milioni di euro, voleva investire altri 2 milioni di euro per un affare immobiliare a Dubai. Moussavi Tufan – questo il nome del teste – ha chiarito di aver conosciuto per caso la giovane marocchina in un locale di Genova quando ancora non era scoppiato lo scandalo del bunga bunga. “Dopo alcuni anni – ha detto, tra l’altro, nel corso della sua deposizione – mi contattò su Facebook chiedendomi aiuto perchè voleva impedire al suo fidanzato di allora, Luca Risso, di interferire nella gestione dei suoi soldi. So che riceveva somme in contanti pari a 20 mila euro ogni settimana. Da chi? Da Berlusconi”. Nel 2013 la giovane marocchina volò a Dubai per un affare immobiliare: “Voleva investire 2 milioni di euro. Lei mi precisò di aver già investito altri 7 milioni di euro altrove”.

L’affare, tuttavia, non andò in porto: “Il suo comportamento non era quello di una persona che faceva un investimento immobiliare. Era più interessata a divertirsi e a fare shopping. Ricordo che acquistò 3 paia di scarpe da 1000 euro ciascuna e una borsa molto costosa. Soggiornava in albergo e partì senza saldare il conto. Toccò a me pagare 6 mila euro per il suo soggiorno. Quando l’accompagnai in aeroporto mi chiese altri 1.500 euro per poter rientrare in Italia. Lei non aveva bancomat nè carta di credito, usava sempre e solo contanti. Ma anche in questo caso non saldò mai il suo debito”. L’uomo ha poi parlato di un episodio che creò in lui un certo “imbarazzo”: “Una sera eravamo in un albergo di lusso ospiti di un principe. Lei si era appartata con il portaborse del principe in una stanza di questo hotel a 7 stelle”. Soprattutto perchè nel frattempo il caso del bunga bunga ad Arcore era già scoppiato. “Alla fine ero molto contento che non fosse andata in porto una trattativa con una persona coinvolta in uno scandalo di prostituzione”.

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