Spaccio di stupefacenti e torture, i dettagli dell’inchiesta sui carabinieri di Piacenza e le intercettazioni

Spaccio di stupefacenti e torture, i dettagli dell’inchiesta sui carabinieri di Piacenza e le intercettazioni
22 luglio 2020

Approvvigionamento di sostanza stupefacente durante Lockdown. Contatti con spacciatori di livello Attività di staffetta per conto degli spacciatori. Attività di custodia e detenzione degli stupefacenti. Spaccio per conto proprio. E’ questo il quadro dell’inchiesta Odysseus che, condotta dalla locale Procura della Repubblica, ha portato alla chiusura della caserma dei carabinieri di Piacenza, e le indagini, e all’arresto di cinque militari in carcere, uno ai domiciliari, tre sottoposti all’obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria, uno all’obbligo di dimora nella provincia. Le indagini, informa Procura della Repubblica, si è svolta dai primi di febbraio a luglio 2020 “in pieno lockdown per covid-19”. L’immobile della caserma è stato posta sotto sequestro.

Ai militari sono contestati i seguenti reati: Traffico e spaccio di sostanze stupefacenti (art. 73 D.P.R. 309/90, commi 1, 4 e 6); Ricettazione (art. 648 c.p.) in relazione all`utilizzo o somministrazione di farmaci al fine di alterare le prestazioni agonistiche degli atleti (art. 586 bis c.p.); Estorsione (art. 629 c.p.); Arresto illegale (art. 606 c.p.); Tortura (art. 613-bis c.p.); Lesioni personali aggravate (artt. 582 e 585 c.p.); Peculato (art. 314 c.p.); Abuso d`ufficio (art. 323 c.p.); Rivelazione ed utilizzazione di segreti di ufficio (art. 326 c.p.); Falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici (art. 479 c.p.) in relazione al reato di falsità materiale commessa da pubblico Ufficiale in atti pubblici (art. 476 c.p. commi 1 e 2); Perquisizione e ispezione personali arbitrarie (art. 609 c.p.); Violenza privata aggravata (artt. 610 e 339 c.p.); Truffa ai danni dello Stato (art. 640, commi 1 e 2, n. 1).

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Il modus operandi dei militari emerge da alcune intercettazioni riportate dalla Procura di Piacenza. “…minchia adesso ti devo racconta quello che ho combinato— ho fatto un`associazione a delinquere ragazzi! Che se va bene… ti butto dentro, nel senso a livello di guadagno… omissis … in poche parole abbiamo fatto una piramide: sopra ci stiamo io, tu e lui… ok? (omissis) noi non ci possono… a noi… siamo irraggiungibili, ok? A noi non ci deve cagare nessuno… (omissis)… Però Davide i contatti ce li ha tutti lui, quelli grossi! (omissis). Lui siccome è stato nella merda, e a Piacenza comunque conosce tutti gli spacciatori, abbiamo trovato un`altra persona che sta sotto di noi. Questa persona qua va tutti da questi gli spacciatori e gli dice … che questo è …omissis… e gli dice ‘Guarda, da oggi in poi, se vuoi vendere la roba’ vendi questa qua, altrimenti non lavori!… e la roba gliela diamo noi! Poi lui… loro a su… a loro volta avranno i loro spacciatori… quindi è una catena che a noi arriveranno mai!! …omissis”.

Gli inquirenti hanno raccolto conversazioni ambientali di approvvigionamento della droga da parte di un carabinieri, di cessione con un referente della piazza milanese, del contatto con gli spacciatori, della consegna di denaro al graduato dell`Arma quale compenso per il trasporto e la custodia dello stupefacente da piazzare, ma anche, il 27 marzo, l’arresto e il pestaggio di un pusher, la sottrazione a unpusher albanese dello stupefacente dal quantitativo da sottoporre a sequestro che veniva poi consegnato ad un pusher magrebino, quale ricompensa per la ‘soffiata’ ricevuta. Vi è poi, intercettato, il sequestro e la tortura di un pusher: “Allora tu non hai capito che qua non comandi un cazzo, non hai capito un cazzo, allora!?”, domanda il carabiniere, “Cosa? (rumore di un colpo)”, “Non hai capito niente?”, “Va bene!”, “Ok?”, “Ok”, “Questo è il primo della giornata, ok?”, continua il carabiniere, “Va bene”, “Siediti là e non rompere i coglioni, non rompere i coglioni, non rompere i coglioni, se trovo qualcosa a casa, per te tanti problemi; tutto quello che trovo so mazzate per te”. Nel corso dell`arresto, informa sempre la Procura, lo spacciatore viene condotto presso la caserma di via Caccialupo, dove subisce una serie di percosse, finalizzate all`ammissione del reato e alla rivelazione dei luoghi dove egli detiene la sostanza stupefacente, ottenuta in maniera coercitiva l`informazione viene accompagnato presso la propria abitazione per consegnare lo stupefacente ai militari; viene ricondotto in caserma e percosso nuovamente. Il 2 maggio, un altro pusher viene sequestrato e torturato.

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Questa invece la conversazione telefonica per l’estorsione finalizzata all’ottenimento di un’autovettura: “…figa, sono entrato attrezzato (ndr armato)…Uno si è pisciato addosso, nel senso proprio pisciato addosso..”… “l’altro mi ha risposto e l’ho fracassato!!! …nel senso …Simone (come se gli parlasse -ndr) “basta, basta sennò lo ammazzi!”… “minchia oh! …un mac …teneva un mac (pc apple -ndr) e gliel’ho distrutto!!”… “figa, tutto gliel’ho sfasciato!! …e poi ho sentito Simone ‘ba , ba’ …fa Simone vicino a lui “basta, lascialo stare che quello ti fa male!’ …ed io gli ho detto ‘io adesso non ti dico niente, vedi tu quello che devi fare!’ …sai cosa ha fatto? …Metti …Ha fatto vicino all’altro “metti le targhe sulla macchina …La targa di prova e portala a piacenza!” e ce la siamo portati a piacenza e l’abbiamo lasciata da tuo papà!!”… “no, non hai capito? …hai presente gomorra? …Le scene di Gomorra… guarda che è stato uguale! …ed io ci sguazzo con queste cose! …omissis… tu devi vedere gli schiaffoni che gli ha dato!”. Per facilitare gli spostamenti e le illecite condotte del suo “fornitore” e del “galoppino”, ancora, un carbiniere in pieno lockdwon si prodiga alla fornitura di false attestazioni.

L’ordinanza, ha scritto il G.I.P. presso il Tribunale di Piacenza, “rappresenta una prima tappa” con la quale si concretizza la “risposta dello Stato”. “Saranno gli eventuali processi che seguiranno a far luce sui fatti e sulle responsabiità scaturenti dalle vicende illustrate, rispetto alle quali gli indagati hanno tutto il diritto di difendersi nelle più opportune sedi. Nel condluere la stesura di questo provvedimento, basato sulle risultanze investigative trasmesse tempestivamente dal pm, il pensiero non può che andare al caso, il quale ha voluto che la data di conclusione del presenta lavoro sia la stessa in cui, 28 anni fa, servitori dello Stato – di tutt’altro spessore rispetto agli odierni indagati – persero la vita cimpiendo il proprio dovere. A loro si dedica questo atto di giustizia”.

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