Suicidio assistito, primo via libera in Italia. “Mario” pone fine alle sue sofferenze

Suicidio assistito, primo via libera in Italia. “Mario” pone fine alle sue sofferenze
24 novembre 2021

“Mario” (nome di fantasia) è il paziente marchigiano tetraplegico immobilizzato da 10 anni che ha chiesto da oltre un anno all`azienda ospedaliera locale che fossero verificate le sue condizioni di salute per poter accedere, legalmente in Italia, a un farmaco letale per porre fine alle sue sofferenze. Questo l`inizio dell`iter previsto in applicazione della sentenza della Corte Costituzionale numero 242/2019 che indica le condizioni di non punibilità dell` aiuto al suicidio assistito. Dopo il diniego dell`Azienda Sanitaria Unica Regionale Marche (ASUR), una prima e una seconda decisione definitiva del Tribunale di Ancona, due diffide legali all`ASUR Marche, “Mario” ha finalmente ottenuto il parere del Comitato etico, che a seguito di verifica delle sue condizioni tramite una gruppo di medici specialisti nominati dall`ASUR, ha confermato che Mario possiede i requisiti per l`accesso legale al suicidio assistito.

A rendere nota la questione è l’associazione Luca Coscioni, con il tesoriere Marco Cappato. Mario dopo aver letto il parere ha commentato: “Mi sento più leggero, mi sono svuotato di tutta la tensione accumulata in questi anni”. Filomena Gallo, co difensore di Mario, segretario dell’associazione Luca Coscioni, ha detto: “Il comitato etico ha esaminato la relazione dei medici che nelle scorse settimane hanno attestato la presenza delle 4 condizioni stabilite dalla Corte Costituzionale nella sentenza Capato-Dj Fabo, ovvero Mario è tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale; è affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che reputa intollerabili; è pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli; e che non è sua intenzione avvalersi di altri trattamenti sanitari per il dolore e la sedazione profonda. E`molto grave che ci sia voluto tanto tempo, ma finalmente per la prima volta in Italia un Comitato etico ha confermato per una persona malata, l`esistenza delle condizioni per il suicidio assistito.

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Il Vaticano: “Sposiamo la logica delle cure palliative”

La Pontificia Accademia per la Vita ha diffuso una nota nella quale esordisce premettendo che “la materia delle decisioni di fine-vita costituisce un terreno delicato e controverso“, ma sostengono che il via libera sul fine vita non sia la strada da intraprendere, in attesa della decisione finale del tribunale competente: “La strada più convincente ci sembra quella di un accompagnamento che assuma l’insieme delle molteplici esigenze personali in queste circostanze così difficili. È la logica delle cure palliative, che anche contemplano la possibilità di sospendere tutti i trattamenti che vengano considerati sproporzionati dal paziente, nella relazione che si stabilisce con l’équipe curante”. La Chiesa chiarisce che “è certamente comprensibile la sofferenza determinata da una patologia così inabilitante come la tetraplegia che per di più si protrae da lungo tempo. Non possiamo in nessun modo minimizzare la gravità di quanto vissuto da ‘Mario’”.

Ma questo, a loro parere, non basta a giustificare il riconoscimento del diritto al suicidio assistito: “Rimane tuttavia la domanda se la risposta più adeguata davanti a una simile provocazione sia d’incoraggiare a togliersi la vita. La legittimazione ‘di principio’ del suicidio assistito, o addirittura dell’omicidio consenziente, non pone proprio alcun interrogativo e contraddizione a una comunità civile che considera reato grave l’omissione di soccorso, anche nei casi presumibilmente più disperati, ed è pronta a battersi contro la pena di morte, anche di fronte a reati ripugnanti? Confessare dolorosamente la propria eccezionale impotenza a guarire e riconoscersi il normale potere di sopprimere non meritano linguaggi più degni per indicare la serietà del nostro giuramento di aver cura della nostra umanità vulnerabile, sofferente, disperata? Tutto quello che riusciamo ad esprimere è la richiesta di rendere normale il gesto della nostra reciproca soppressione?”.

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ProVita&Famiglia: caso Marche apre ad eutanasia

“Il caso delle Marche del suicidio assistito chiesto da un uomo da dieci anni tetraplegico potrebbe spalancare le porte ad una deriva eutanasica! Tuttavia, dalla versione integrale del parere del Comitato etico si evince come non ci sia una vera autorizzazione”. E’ il commento di Antonio Brandi, presidente di Pro Vita & Famiglia, sul caso del 43enne tetraplegico che, per la prima volta dopo la sentenza della Corte Costituzionale, ha chiesto di ricorrere al suicidio assistito.

“In modo fuorviante media e Radicali – aggiunge Jacopo Coghe, vicepresidente della Onlus – parlano di autorizzazione al suicidio assistito. In realtà proprio il Comitato etico della Regione Marche parla di ‘elemento soggettivo di difficile interpretazione’ per quanto riguarda le sofferenze psicologiche, inoltre viene chiarito come ci sia stata, da parte dell’uomo, ‘l’indisponibilità ad accedere ad una terapia antidolorifica integrativa’. Come se non bastasse mancano alcuni elementi fondamentali per poter procedere alla decisione, come le modalità, la metodica e i dettagli sul farmaco letale, elementi che di fatto impediscono al Comitato di poter esprimere un parere veramente completo”.

“Questa è la prova – conclude la nota di Pro Vita & Famiglia – che c’è una drammatica e illegittima volontà tesa a favorire la morte a chiunque e invitare così i disabili gravi a farla finita. Proprio nei giorni in cui si sta discutendo in Parlamento del Testo Unico sul Suicidio Assistito, accettarlo per via giurisprudenziale significa spalancare le porte all’eutanasia come già successo in paesi quali Belgio e Olanda dove si è arrivati al 5% delle morti totali solo per eutanasia”.

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